Al Colle l’ipotesi di far slittare il voto da marzo a maggio. Lo chiede il Pd
Le politiche potrebbero slittare di altri due mesi rispetto alla previsione di marzo. Dopo la Caporetto del Pd in Sicilia, tanti osservatori vicini alla sinistra si augurano che il voto arrivi il più tardi possibile (proprio allo scadere della legislatura) per permettere a Matteo Renzi di riprendersi almeno un po’ dallo schiaffone subìto. A sciogliere le Camera, come è noto, è il Quirinale. Dunque, cosa si intende fare sul Colle di fronte al terremoto elettorale siciliano?
Sul Colle si lavora per rinviare il voto
Ovvio che il presidente Mattarella – come scrive Maurizio Breda sul Corriere – abbia un atteggiamento “indifferente”, per forza di cose, ma domani sarà comunque condizionato dalle scelte della politica. «Con l’obiettivo – ragiona il quirinalista del Corriere – di non avallare nulla che possa essere traumatico, in un senso o nell’altro…». Di sicuro l’ipotesi di far slittare il voto a maggio, anziché a marzo, secondo la road map pianificata da Mattarella (che prevedeva lo scioglimento delle Camere subito dopo la sessione di Bilancio, cioè tra Natale e l’Epifania) è al vaglio del Quirinale. Per capirci – si legge sul Corsera – posto che la legislatura si chiude a cinque anni da quando si è insediato questo Parlamento (15 marzo 2013), «il presidente potrebbe concedere tempi supplementari tasli da sfociare in un voto a maggio». A patto, però, che gli venga chiesto dal premier o dal segretario del partito di maggioranza, i quali gli assicurino di voler completare i provvediemmtni che altrimenti decadrebbero. Insomma il rischio che gli italiani debbano aspettare ancora mezzo anno per votare è concreto: Gentiloni e Renzi potrebbero fare pressing (moral suasion) sul mite Mattarella per allungare di qualche giorno l’agonia di una legislatura al capolinea e posticipare il più tardi possibile il verdetto popolare.