Studenti in piazza, solita gazzarra. Ma è tutta colpa di Renzi che imitò Mao…

13 Ott 2017 14:45 - di Aldo Di Lello

Siamo alle solite. Puntuali, con l’autunno, arriva la stagione delle “proteste studentesche”, più o meno giustificate. I “contestatori”  del 2017-2018 fanno il loro esordio oggi, in 70 città italiane, contro “l’alternanza scuola lavoro” inserita nel 2015 dall’allora ministro Giannini nel pacchetto della cosiddetta “Buona Scuola”. Soliti e logori slogan , che riecheggiano le parole d’ordine dell’ultrasinistra studentesca che fu. Tra i più gettonati quelli dell’eterna polemica contro il presunto “sfruttamento” cui sarebbero sottoposti gli studenti nelle ore di formazione presso le aziende. Oltre che logoro, è anche uno slogan demenziale, visto che le ore passate in vari luoghi di lavoro servono innanzi tutto a favorire la creazione del bagaglio tecnico-professione necessario per il loro futuro. E si tratta di un principio e di linee ispiratrici valide in tutta Europa. È stata quindi semplicemente ridicola l’esibizione di quegli studenti che sono scesi strada indossando per protesta la tuta blu. A tutto questo aggiungiamo anche la solita goliardia colorata, le immancabili manifestazioni di violenza e gli immancabili infiltrati dalle frange estremiste.

Una vera “perdita d tempo” 

Detto ciò, l’ “alternanza scuola lavoro” pensata da Renzi e dalla Giannini s’è rivelata per molti ragazzi una vera e propria perdita di tempo e qualche ragione per protestare gli studenti ce l’hanno comunque, anche se è poi rovinano tutto veicolando parole e riproducendo liturgie che, non solo non appartengono alla loro generazione, ma che, in ogni caso, non rappresentano la migliore espressione delle generazioni  passate.

Studio e lavoro, così Renzi imitò Mao 

Tanto per cominciare l’alternanza scuola lavoro non riguarda solo gli istituti tecnici e professionali (che ne sono i destinatari naturali) ma è estesa anche ai licei. E si tratta in questo caso di una vera aberrazione, tutta renziana, di cui non c’è traccia alcuna nel resto d’Europa. Non si vede infatti verso quale professione dovrebbero essere indirizzati giovani destinati a  iscriversi all’università e che quindi non possono ancora sapere verso quale settore lavorativo si rivolgeranno in futuro. In realtà un precedente c’è: la Cina di Mao Zedong, quando, in nome dell’abbattimento della differenza “borghese”  tra “lavoro manuale e lavoro intellettuale”, i ragazzi delle scuole superiori e dell’università erano ogni tanto inviati a zappare la terra nelle campagne. 

Studenti inviati a friggere patatine nei MacDonald’s

Ma anche in altre parti l’alternanza scuola lavoro non funziona. Non c’è garanzia di qualità nei luoghi in cui i ragazzi svolgono le loro ore di formazione. Spesso per gli studenti non si tratta di esperienze né utili né gratificanti. Per imparare a friggere patatine in un McDonald’s, come è accaduto,  non c’è davvero bisogno di essere autorizzati da un decreto del governo.  

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *