Siria, Assad per primo offre una patria ai curdi: nel nord del Paese
Il capo della sicurezza siriana, Ali Mamlouk, “ha incontrato responsabili del partito dell’Unione democratica curda nella città di al-Qamishli”, nel nordest della Siria, allo scopo di proporgli “l’autogoverno nel nord del Paese in cambio del suo ritiro dalle aree a maggioranza araba”. E’ quanto ha riferito l’agenzia di stampa turca Anadolu, che cita fonti ben informate secondo cui il partito curdo “ha rifiutato l’offerta del regime”, chiedendo invece “una regione federale garantita dalla costituzione”. Le fonti hanno sottolineato che “i negoziati tra il regime (del presidente siriano Bashar, ndr) Assad e il partito dell’Unione democratica” a cui fanno capo le Unità di protezione del popolo (Ypg), la principale milizia delle Forze democratiche della Siria (Fds), “non hanno portato ad alcun risultato e le parti hanno deciso di riunirsi di nuovo in seguito”. Allo stesso tempo, le fonti hanno rivelato che “i miliziani del partito dell’Unione democratica hanno intrapreso lo scavo di trincee e la creazione di muri di terra nelle aree che li separano dalle forze del regime”. Un passo che “alcuni osservatori hanno considerato alla stregua di una definizione dei confini”. Il ministro degli Esteri siriano Walid al-Muallim aveva dichiarato alla fine di settembre che Damasco era disposta a discutere la questione dell’autogoverno dei curdi entro i confini dello Stato siriano, una volta sconfitta l’organizzazione dello Stato islamico (Isis). Iintanto inizia ad Astana, la capitale del Kazakistan, il settimo round dei colloqui sulla crisi siriana promossi da Iran, Russia e Turchia. Al centro della due giorni di incontri ci sono il consolidamento della tregua concordata lo scorso dicembre, le cosiddette zone di de-escalation, ma anche – come ha confermato il ministro degli Esteri del Kazakistan, Kairat Abdrakhmanov – il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri e le operazioni di sminamento.