Rino Gaetano celebrato dalla rete: le sue canzoni contese da destra e sinistra
Il 29 ottobre del 1950 nasceva il cantautore Rino Gaetano, oggi giustamente celebrato dalla rete come una delle voci più innovative e interessanti del panorama musicale italiano.
Un cantautore, soprattutto, che non è stato forzatamente inserito nel filone della musica impegnata e di sinistra che imperversava nell’immaginario della fine degli anni Settanta. Un giullare refrattario all’incasellamento. Ma non per questo Rino Gaetano è stato trascurato dalla politica, e lui stesso nei suoi testi, postideologici e oltre le etichette, ha fornito giudizi di valore che hanno anticipato mode e tendenze che si sarebbero più tardi incardinate nel costume italiano.
Si prenda l’inno anti-sistema Nuntereggae più: anno 1978, una demolizione del teatrino televisivo, una picconata al compromesso storico, una denuncia scanzonata delle mode imposte, da Guccini a Raffaella Carrà. Una canzone il cui testo affascinava i missini, che scandivano gli slogan antipartitocratici di Almirante, ne che oggi potrebbe essere fatto proprio dai grillini. Non è un caso nemmeno il fatto, allora, che nel 2014 una piccola casa editrice come Giubilei Regnani, vicina al mondo anticonformista e di destra, inseriva in catalogo un titolo dedicato proprio a Rino Gaetano, E io ci sto ancora, di Enrico Gregori.
Che l’iconoclastia fosse la cifra, il segno caratterizzante delle sue canzoni Rino Gaetano lo aveva dimostrato anche un anno prima con Aida, un successo estivo del 1977. Una canzone in cui si affronta, con l’azzardo tipico dell’artista, il tema della memoria, un argomento che nel 1977, nel pieno degli anni di piombo, era ancora una ferita aperta. L’evocazione del fascismo si imponeva fin dalla prima strofa: “Lei sfogliava i suoi ricordi, le sue istantanee, i suoi tabù, le sue madonne, i suoi rosari e mille mari e alalà”. L’Italia del sogno coloniale, dunque, e il saluto dannunziano “eja eja alalà” che diverrà quello delle camicie nere. Un tema trattato con delicatezza, ma senza nostalgia, e anche senza demonizzazioni, perché Aida – spiegherà il cantautore – “rappresenta tutte quelle donne da settant’anni a questa parte, quindi la nonna, la mamma, la fidanzata, un’eventuale futura mia moglie…”.
Nel 2008 quando gli studenti che contestavano la riforma Gelmini scesero in piazza, fecero propria la canzone Il cielo è sempre più blu, sulle cui note marciarono anche i liceali che seguivano CasaPound. La notizia fece il giro delle redazioni e Il Foglio, all’epoca fortemente schierato sulle posizioni di Berlusconi, contestò quell’appropriazione indebita osservando che semmai Rino Gaetano era un radicale antiproibizionista per il suo Ahi Maria, testo forse dedicato alla marijuana, forse a una donna, forse a tutt’e due.
Morale del dibattito: tenersi lontani dalle etichette non serve. Se sei un genio, e Rino Gaetano lo era, oltre agli applausi ti spettano anche gli arruolamenti, forzati o meno che siano. E la loro storia dice tanto anche della storia del nostro Paese.