Ricorso alla Consulta, la mossa disperata del M5S contro il Rosatellum
Ha tutta l’aria di una difesa estrema, di una mossa disperata, il ricorso alla Consulta presentato dal M5S contro il cosiddetto Rosatellum bis, la legge elettorale di nuovo conio approvata grazie all’accordo tra Pd e Ap, da un lato, e FI e Lega, dall’altro. Un doppio passaggio parlamentare superato in quattro e quattr’otto grazie a ripetuti voti di fiducia. Politicamente, si è trattata di una mezza schifezza. Non così dal punto di vista dei Regolamenti parlamentari e della Costituzione.
Il Rosatellum bis davanti al “giudice delle leggi”
Con i voti di fiducia il Parlamento è stato certamente strozzato e poco si sarebbe potuto fare. Ma è anche vero che il M5S non ha fatto neanche quello avendo immediatamente preferito la piazza all’aula. Fiumi di parole, raffiche urlate a base di «onestà-tà-tà-tà», molta rabbia e scarsa lucidità. Ora i grillini tentano la strada del ricorso alla Consulta nel tentativo di cominciare ad avvelenare i pozzi prima dell’avvio della campagna elettorale. Ma è una mossa che può essere interpretata anche come una pressione indiretta sul presidente Mattarella che, a breve, il Rosatellum bis sarà chiamato a promulgarlo.
Ma il vero obiettivo è Mattarella
Il capo dello Stato è tenuto sì ad esercitare il ruolo di “guardiano della Costituzione“, ma di certo egli non è il “giudice delle leggi“, ruolo spettante appunto alla Consulta. Per avere perciò un quadro più chiaro bisognerà capire quali punti il M5S abbia evidenziato all’attenzione dei giudici costituzionali. Secondo quanto appreso da fonti apralmentari grilline l’agenzia di stampa l’Adnkronos, nel ricorso presentato contro il Rosatellum bis davanti alla Corte Costituzionale gli esponenti del M5S avrebbero denunciato «forzature regolamentari» nel corso dell’approvazione della legge, dovute all’apposizione di più questioni di fiducia da parte del governo, avanzando l’ipotesi di conflitto di attribuzione. Tesi, ove mai dovesse essere confermata, che appare alquanto deboluccia sotto il profilo giuridico. E che, soprattutto, ne confermerebbe per intero l’intento strumentale.