Referendum, Lombardia e Veneto al voto. Ecco come funziona e a cosa serve
Tutto pronto in Lombardia e Veneto per i referendum sull’autonomia. Si vota nella sola giornata di domani, dalle 7 alle 23. In Veneto è necessario il quorum, in Lombardia no. Il voto, comunque, ha solo valore consultivo, quindi non avrà alcun effetto istituzionale diretto. Ci si attende, invece, che ne abbia di politici, qualunque sia l’esito.
Cosa riguardano i referendum
I referendum non riguardano una eventuale secessione o una qualche forma di indipendenza, né potrebbero farlo in alcun modo: sarebbero incostituzionali. Riguardano, invece, la possibilità per le due Regioni di avere maggiore autonomia, ma sempre restando nel perimetro della Costituzione. Non possono incidere direttamente, per esempio, sulle tasse, che sono una competenza esclusiva dello Stato. Possono avere un effetto, invece, su materie come l’istruzione, la salute, i rapporti con l’Unione europea, presso la quale già esistono rappresentanze delle diverse Regioni.
I quesiti di Lombardia e Veneto
Si tratta di questioni ben presenti negli stessi quesiti. «Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?», si legge nel testo che viene sottoposto agli elettori lombardi. Più scarno, ma non diverso nella sostanza, il testo del referendum veneto: «In Veneto la domanda è più corta: “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?».
Se vince il sì o se vince il no: cosa succede
In sostanza la vicenda è tutta politica e su quel terreno si risolverà dopo il voto, qualunque ne sia l’esito. Se vincono i sì (e se in Veneto si raggiunge il quorum) i governatori faranno pesare il risultato sui tavoli istituzionali di Roma, chiedendo di avere le mani più libere e magari anche qualche soldo in più sulle materie per cui possono farlo. Se vince il no, invece, la contrattazione potrebbe non esserci affatto, poiché non vi sarebbe alcun nuovo potere contrattuale da parte dei territori e, quindi, tutto rimarrebbe esattamente com’è.