Non solo Catalogna, ecco la mappa degli egoismi contro gli Stati europei

3 Ott 2017 15:54 - di Redazione

Di separatismi e indipendentismi, motivati dall’egoismo locale,  è piena l’Europa. La vicenda della Catalogna ha fatto più rumore, perché organizzata in modo tale da causare incidenti spettacolari, ma tutti quelli che si sono interessati all’argomento sanno perfettamente che i catalani vogliono l’indipendenza esclusivamente per motivi economici. Detto questo, fa riflettere il fatto che in un’Europa che da dopo la guerra tenta disperatamente e ossessivamente di unirsi, ci siano invece spinte centrifughe che spesso ottengono il risultato: basti pensare alla Jugoslavia, Stato indiscutibilmente europeo, che oggi ha lasciato il posto a ben sei Stati indipendenti, due dei quali musulmani: i primi in Europa. E anche di questo vanno ringraziate l‘Unione europea e la Nato, che hanno gestito le rivolte come peggio non avrebbero potute, con il risultato che si è detto. È chiaramente in atto in questi anni un attacco senza precedenti allo Stato nazionale dai contorni inquietanti e sospetti. 

Ecco i  principali rivendicazionismi che rischiano di polverizzare gli Stati europei.

Spagna: Come è noto, non c’è solo la Catalogna a turbare i sonni di Madrid. Negli anni scorsi grandissimi problemi causarono i Baschi, con l’Eta gli attentati terroristici, che ancora oggi rivendicano l’indipendenza, anche se i Paesi baschi godono praticamente della massima autonomia. Anche le enclaves di Ceuta e Melilla, teoricamente potrebbero aspirare all’indipendenza o al ricongiungimento col Marocco, cosa che Rabat chiede da anni. Persino nel paradiso delle Canarie c’è chi vorrebbe il distacco da Madrid. Movimenti autonomisti sono anche in Galizia, Aragona e Andalusia.

Francia: anche i nostri cugini d’Oltralpe hanno da anni i loro problemi con gli indipendentisti. Corsica, Bretagna, Occitania, tutti vorrebbero andarsene. Addirittura, quando i bretoni vanno in viaggio, dicono: “Vado all’estero”. Anche la grandeur francese paga il prezzo alle minoranze. Lo stesso capita nei Territori d’Oltremare.

Belgio: la questione dei fiamminghi e dei valloni è troppo nota per doverla qui ricordare. In Belgio vivono due popoli, distinti e distanti, che parlano lingue diverse e sono di etnìa diversa. Nei decenni scorsi si arrivò quasi alla guerra civile, ma oggi si è trovato un modo di vivere comune. La situazione, per intenderci, è come quella della Cecoslovacchia, e non è detto che si finisca nello stesso modo.

 

Svizzera: la Confederazione elvetica è forse la nazione che ha risolto meglio il problema: lingue diverse, ordinamenti diversi, leggi diverse per ogni cantone, e tutti vivono in armonia. Anche perché sono tutti ricchi.

Germania: persino in Germania c’è chi aspira all’indipendentismo, pur avendo tutti religione e lingua comune. Accade in Baviera, dove esistono alcuni gruppi favorevoli alla secessione da Berlino, come il Beyernpartei. Ma dopo la brutale divisione nella nazione dopo la guerra da parte delle potenze vincitrici, ai tedeschi non piace l’idea autonomista.

Regno Unito: qui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Scozia, Galles, Cornovaglia e Galles vorrebbero l’indipendenza, pe rnon parlare dei possedimento oltremare. Anzi, fu proprio il recente referendum socczese che diede la stura alle spinte indipendentiste europee e non solo.

Paesi dell’Est: oltre ai citati Balcani, l’indipendenza è chiesta dai russofoni in Romania, dagli abitanti della Transnistria nei confronti della Moldavia, da minoranze ucraine e russe. La questione dei curdi, oggi di strettissima attualità, andrebbe trattata a parte.

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