L’ultimo “salto” del tenente parà della Rsi Tomasina, morto a 96 anni
Se ne è andato pochi giorni fa il tenente paracadutista Francesco Tomasina, nome di battaglia “Tom”. Il 28 novembre avrebbe compiuto 96 anni. Lo apprendiamo dal sito Congedatifolgore.com/it, che così lo ricorda: ” Splendido personaggio che incarna perfettamente le doti comuni a tutti coloro che nel 1943 fecero una scelta “perdente” per senso dell’ Onore: fermezza, saldezza di ideali – mai rinnegati sino all’ultimo giorno – e carisma. A soli 22 anni ha comandato la 12° Compagnia del 3° Battaglione “Azzurro” del Rgt. Paracadutisti “Folgore” Anr. Ultimo ufficiale superstite del Reggimento, classe 1921, l’8 settembre del 1943 si trovava a Santa Severa, un piccolo paese sul litorale laziale, con il X° Reggimento Arditi, un Reparto particolarmente addestrato per colpire obiettivi dietro le linee del nemico. Aveva 22 anni e, come lui stesso ricorda, il suo primo pensiero fu di riscattare la vergogna del tradimento rifiutando la resa incondizionata e riprendendo le armi al fianco dell’alleato tedesco. Raggiunse così la Scuola militare di Paracadutismo di Tradate dove era stato ricostituito il Raggruppamento Arditi Paracadutisti dell’Aeronautica Repubblicana al comando del tenente colonnello Dalmas. Il Btg. “Azzurro”, incorporato poi nel Rgt. “Folgore”, partì per il fronte di Roma dove lo stesso “Tom” ha raccontato dei tanti episodi che ha vissuto”. Ecco una delle sua frasi, riportate da Congedatifolgore, pronunciate inaugurando un corso di allievi Anpdi: “Essere Paracadutista in pace è un titolo di coraggio, di passione per il cielo e l’ebbrezza del lancio, ed è anche soprattutto una distinzione che impone, sempre ed in ogni circostanza, non l’esibizione, ma un comportamento civile ed esemplare”. Il sito ricorda anche quanto “Tom” scrisse alla redazione in occasione di una ricorrenza della Battaglia di Roma: “Avrei tanto desiderato di essere presente alla celebrazione della nostra battaglia per la difesa di Roma ma, con molto rammarico, ne sono impedito da un non felice momento di salute. Il tempo, da allora, è trascorso incredibilmente veloce e ci ritroviamo ormai fisicamente vecchi ma con lo spirito sempre indomito e determinato. Dopo sessantacinque anni, ricordiamo con orgoglio, come diceva il Comandane Sala, “l’impresa la più disperata ma anche la più bella perché ha illuminato la nostra giovinezza”. È una giovinezza rimasta nel mio, nel nostro cuore assieme alla memoria dei valorosi “ragazzi” che si sono immolati per l’onore della nostra Patria e dei tanti che ci hanno già lasciato. Nella vita di tutti noi, che purtroppo si sta avviando all’inesorabile conclusione, quella giovinezza ha rappresentato un valore che ha nobilitato la nostra esistenza perchè il dovere che abbiamo saputo compiere da veri Soldati ci ha fatto diventare veri Uomini. Lasciatemi ricordare l’eroico Maggiore Mario Rizzatti, Comandante del mio Battaglione ed il Tenente Gustavo Buschmeyer – Ufficiale di collegamento – caduto al mio fianco. E lasciatemi pensare, se davvero esiste un altro mondo celeste, che loro e tutti i nostri “ragazzi” siano oggi silenziosamente vicini a noi. A voi tutti – che state ascoltando questo messaggio per la cortesia dell’amico Migliavacca – e ad Aroldo Citterich e Aldo Fedi – giunga il mio affettuoso commosso saluto con un forte virtuale abbraccio e la speranza di un arrivederci. Ragazzi, sempre e forte Folgore!” Il 18 ottobre si sono svolti le esequie del tenente Tomasina, accompagnato dai labari dell’Anpd’I, c’era il vice presidente nazionale dell’Associazione, c’erano diversi presidenti di Sezione, “la Vanda” (l’ausiliaria Bertoni), “il Gianni” (Greguoli, suo paracadutista, prima, e suo cognato, poi), Massimo Traversa (figlio del compianto Yves, da Savona) e, soprattutto, c’era il labaro del 1° Reggimento Folgore a rappresentare tutti i suoi “ragazzi”. Davvero sentito l’intervento del colonnello. Ratti (da Massa); Il generale Pollini ha chiuso la cerimonia religiosa con la lettura della preghiera degli Arditi Paracadutisti. Congedatifolgore poi pubblica un commosso ricordo del generale Marco Bertolini, in cui, tra l’altro, scrive: “È stata una grande generazione, la sua, di combattenti e di costruttori impareggiabili che non avrebbero meritato di assistere allo scempio di cui le generazioni successive, le nostre, sono state artefici, ripudiando una storia, una tradizione ed una cultura senza pari, in cambio di un “benessere” che non ci lascia che il convincimento, falso, di essere un popolo di maneggioni e malavitosi incorreggibili”.