La May scavalca la Ue: “Tutti gli europei potranno rimanere da noi”
Per superare il fango e le menzogne gettate addosso al Regno Unito della Brexit da parte dei governi europei che ancora non accettano di essere stati piantati in asso dalla popolazione britannica, il premier Theresa May si rivolge ora direttamente ai tre milioni di cittadini europei che vivono e lavorano nel Regno Unito. E dice: anche dopo la Brexit, voi avrete il diritto di restare qui, voi e le vostre famiglie. In una lettera aperta indirizzata ai cittadini Ue che vivono nel Regno Unito, Theresa May scrive ricordando di «essere stata chiara durante tutto questo processo che i diritti dei cittadini sono la mia prima priorità». «I cittadini Ue che vivono nel Regno Unito hanno dato un enorme contributo al nostro Paese. E vogliamo che loro e le loro famiglie restino. Non potrei essere più chiara: i cittadini europei che vivono oggi legalmente nel Regno Unito saranno in grado di restare». May spriona anche i negoziatori al buon senso: «E con flessibilità e creatività da entrambe le parti, sono fiduciosa che potremo concludere le discussioni sui diritti dei cittadini nelle prossime settimane». Il premier britannico conclude sperando «queste rassicurazioni forniscano ulteriore certezza ai milioni di persone che erano comprensibilmente ansiose riguardo a ciò che la Brexit avrebbe significato per il loro futuro».
Brexit, rinviata la discussione al parlmento inglese
Intanto però la legislazione chiave per la Brexit, lo European Union withdrawal bill, è stata rimessa nel cassetto in attesa che il clima parlamentare si faccia più favorevole per il governo May. Il rinvio di un mese per la discussione parlamentare, prevista inizialmente per questa settimana, è stato deciso dopo la valanga di emendamenti, presentati anche da esponenti dei Tories. Il rischio, per la premier, è di una clamorosa sconfitta parlamentare, a conferma del clima incandescente all’interno del Partito conservatore. La legge, presentata dopo l’avvio ufficiale della Brexit, è fondamentale ai fini dell’uscita del Regno Unito dalla Ue, perché serve ad abrogare la legge del 1972 con la quale la Gran Bretagna fece il suo ingresso nell’allora Comunità europea. Intanto i leader dell’Ue a 27 decideranno questa settimana di avviare i preparativi per avere pronte le linee guida per la seconda fase dei negoziati sulla Brexit, quella sulla futura relazione tra Ue e Regno Unito, per il Consiglio Europeo di dicembre, in modo che, se saranno stati fatti di qui ad allora “progressi sufficienti” sulle tre priorità dell’accordo di ritiro (diritti dei cittadini, accordo finanziario e questione irlandese), si potrà partire subito con i negoziati sul rapporto futuro tra l’Ue e Londra. Lo hanno spiegato fonti diplomatiche, alla vigilia del vertice. L’accordo sulle modalità del divorzio e quello sulla futura relazione tra Ue e Gran Bretagna sono due fasi ben distinte nei negoziati, per volontà dell’Ue, mentre Londra ha provato più volte, finora senza riuscirci, a sovrapporre le due cose, chiedendo pubblicamente al Consiglio europeo, per bocca del capo delegazione David Davis, di modificare il mandato dato al capo negoziatore Ue, Michel Barnier.