Il Def arriva in Senato. Gasparri: «La sua approvazione non salverà Gentiloni»
Tutto è pronto al Senato per l’esame (e l’approvazione) del Def, il Documento economico finanziario alla base della legge di stabilità. Un appuntamento di routine che però la tempistica parlamentare finisce fatalmente per caricare di particolari significati politici: è l’ultimo della legislatura. Fatale, quindi, che la temperatura politica si riveli abbastanza surriscaldata. A puntare l’indice contro la politica economica del governo Gentiloni e della maggioranza a guida Pd è il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri che, in una nota, l’ha bollata come «totalmente fallimentare».
Gasparri: «Il Pd è in picchiata»
«Gentiloni non si illuda – ha avvertito Gasparri – . Domani supererà l’esame del Def al Senato, ma questo non gli farà crescere il consenso nel Paese». Il senatore di Forza Italia ha fatto due conti circa la consistenza delle forze in campo. Sommando i vari gruppi della maggioranza A Palazzo Madama, tra Pd (98), Ap (24), i 18 di Autonomie, i 16 di Mdp e una quindicina di filo governativi del gruppo Misto, ai quali vanno aggiunto un paio di Gal e i 14 di Ala, Gasparri prevede un’area quasi di 190 voti.
Sul centrodestra: «Ritrovi unità»
«Alcuni – ha detto ancora Gasparri – mancheranno, perché qualche gruppetto farà il suo ricattuccio dopo essersi assicurato che il documento verrà comunque approvato e ritirerà quindi i propri voti». Per l’esponente “azzurro“, tuttavia, non saranno i tatticismi parlamentari, «spesso fatti da gruppi che non hanno alcuna consistenza di consenso nel Paese» a modificare la situazione. «Il Pd è in picchiata – ha commentato – Gasparri -, e ogni sondaggio conferma che il centrodestra unito si prepara a tornare al governo. Pertanto, non sarà l’approvazione del documento di domani, ottenuta anche grazie ai voti di chi teme la perdita del seggio, a cambiare il quadro della situazione».