Il consulente di Trump boccia i politici italiani: “Non sanno usare il web”
Il guru dei social di Donald Trump boccia le strategie di social media dei leader politici italiani. Dall’ex premier Matteo Renzi al leader dei 5 stelle Beppe Grillo, Guido George Lombardi, inquilino della Trump Tower e responsabile della comunicazione social del presidente degli Stati Uniti, ne ha per tutti.
“Renzi vuole manipolare, Trump ascolta”
Apprezza il sostegno alla democrazia diretta portato avanti dai Cinque Stelle, ma non vede in Italia «un buon interlocutore del popolo come Donald lo è in America». Trump usa molto i social network in America, così come Renzi in Italia. Tuttavia, per Lombardi, le similitudini finiscono qui, a cominciare dalla piattaforma preferita: l’ex premier sfrutta molto Facebook, mentre Trump ha il cinguettio facile. «Le decisioni che prende Renzi – spiega Lombardi – non sono le decisioni che riceve dal popolo, ma sono decisioni che lui e la sua cerchia impongono anche al suo stesso partito. I social sono uno strumento di ascolto: il politico deve ascoltare e poi fare quello che vuole il popolo, non il contrario».
“Grillo non sa andare oltre la protesta”
Un modo di comunicare, ma soprattutto uno strumento per ascoltare, dal momento che i social sono «semplicemente un mezzo a disposizione del cittadino per dire la sua» e per avvicinarlo a «un interlocutore, anche se mi sembra che qui in Italia non ci sia un Trump che possa dare voce a quelli che sono incazzati». Bocciato dunque il partito di Grillo, che proprio per dare voce agli indignati ha fondato il Movimento Cinque Stelle sul celebre Vaffa-Day.
“Non vedo un Trump italiano all’orizzonte”
Le strategie di comunicazione, secondo Lombardi, «non servono assolutamente a niente: se la gente è arrabbiata con te, puoi spendere quanti soldi vuoi in social media manager, ma questo non ti farà tornare simpatico agli occhi dell’elettore». Per questo motivo, «se un politico viene da me e mi chiede di influenzare i social in modo che lo eleggano, io gli dico che non ha capito niente». Forte sostenitore della democrazia dal basso, Lombardi ricorda che le cose si fanno in due: il popolo avrà più possibilità di esprimere il proprio disagio, «ma poi dovrà arrivare un interlocutore forte, come lo è stato Trump, che si faccia portavoce di questo disagio. E in Italia, al momento, francamente non vedo qualcuno che possa esserne capace».