I familiari delle vittime: «Ma quale Ius soli, approvate la legittima difesa»

13 Ott 2017 13:08 - di Adriana De Conto

Avete un dovere morale: fare approvare la legge sulla legittima diffesa. «Non vogliamo vendetta, solo giustizia». Le vittime di reati violenti, riunite nell’associazione Unavi, chiedono certezza della pena e sono state ricevute in un incontro con la stampa a Montecitorio, organizzato insieme a una delegazione di parlamentari di FI guidata da Mariastella Gelmini,e al quale hanno partecipato Maurizio Gasparri ed Elio Vito. Lo riporta Il Giorno. Il tema delle legittima difesa è una bandiera di tutto il centrodestra, cruciale per la sicurezza delle persone e per stabilire la legittimità di chi dentro casa deve proteggere sé stesso e i familiari da agguati e rapine che non diminuiscono, tutt’altro. Eppure dopo il voto della Camera, il provvedimento è rimasto impantanato. Nessuno ne parla nel governo.

Sciopero della fame anche per la legittima difesa

«Mancano pochi mesi alla fine della legislatura – ha spiegato l’ex ministro Gelmini durante l’incontro – ma non c’è una giustificazione valida per non calendarizzare al Senato il provvedimento, migliorando un testo fatto di strafalcioni e molte incertezze». Ricordiamo la querelle assurda sull’orario – prima o dopo la mezzanotte – in cui è lecito difendersi., contenuta nel dispositivo che è stato votato. Tutto il centrodestra, FdI in primis, ne ha fatto una battaglia per la sicurezza delle persone, contrastando il buonismo del governo e della sinistra. Ecco allora che sarebbe giusto uno sciopero della fame anche per la legittima difesa, chiedono, «certamente più importante di quello per lo ius soli». Non solo, parte da qui la richiesta che la prossima manovra finanziaria contenga «un concreto supporto legale, materiale, economico e psicologico per le vittime e per le famiglie delle vittime di reati violenti. Il governo e la maggioranza non perdano altro tempo e diano un segnale forte in questa direzione».

Assurdo sconto di pena

In particolare i familiari delle vittime chiedono di far tornare l’attenzione «sulla revisione del rito abbreviato nel procedimento penale per quanto attiene i reati di tentato omicidio e omicidio». All’associazione delle vittime sta a cuore lo sconto di pena concesso a quanti scelgono il giudizio abbreviato previsto dagli articoli 438 e seguenti del Codice di procedura penale, uno sconto che «comporta, per il reo, nell’eventuale sentenza di condanna, che la pena irrogata sia ridotta in concreto di un terzo». Decisamente troppo.

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