«I diritti di Berlusconi sono stati violati»: ora lo dicono anche in Europa

11 Ott 2017 12:27 - di Alberto Consoli

Il 22 novembre si avvicina e i consulenti dei giudici dell’Unione europea sollevano dubbi sulla legge Severino e sulla decadenza di Berlusconi. In almeno tre punti i diritti del Cavaliere sarebbero stati violati. E così a un mese e mezzo dalla udienza a  Strasburgo tanto attesa, gli stessi giudici della Corte europea dei diritti dell’Uomo che dovrà decidere se il Cavaliere va reintegrato nel Senato e può candidarsi alle elezioni, hanno chiesto un un parere consultivo al massimo organismo in questo campo del Consiglio d’Europa. La risposta è molto aperta a una soluzione positiva per il Cavaliere. Perché la risposta da un lato sembra bocciare le obiezioni dei difensori di Berlusconi, ma su tre punti li accoglie. Ed è ovviamente su questi che lo staff legale del leader azzurro si prepara a fare leva in vista del 22 novembre. Lo leggiamo sul sito non line del Giornale.

Decadenza di Berlusconi, un parere che non può essere ignorato

L’organismo a cui è stato chiato il parere è la  «Commissione di Venezia» che  analizza procedure e normative dei vari paesi membri. Una delle obiezioni che Berlusconi e i suoi legali hanno mosso riguarda le procedure attuate per l’ estromissione dal Parlamento in base alla legge Severino. La posizione di Berlusconi la conosciamo tutti: la decadenza dall’incarico (oltre a essere illegittima perché applicava retroattivamente una legge successiva ai fatti) non era automatica, ed è di fatto stata votata dalla maggioranza per liberarsi di un avversario politico. La Commissione di Venezia afferma che   «dapprima i paesi membri dell’Unione europea hanno diritto di regolare i requisiti per eleggibilità e decadenza secondo i criteri che ritengono più opportuni, purché entro i limiti della ragionevolezza; e che di fronte alla decisione di decadenza dalla carica parlamentare non è necessario garantire la possibilità di un ricorso a un organismo superiore come la Corte Costituzionale. Ma stabilisce che il parlamentare ha diritto ad assistere al procedimento a suo carico in una seduta pubblica e con l’assistenza di un avvocato, e questo nel caso di Berlusconi non è avvenuto: «in Giunta – leggiamo nella ricostruzione del Giornale – la decisione è avvenuta a porte chiuse, mentre in aula il Cavaliere non aveva avvocati a difenderlo; inoltre la decisione deve essere assunta da un organismo imparziale, e né il Senato né la Giunta lo sono.

“Inaccettabile” la legge Severino

E soprattutto – elemento che potrebbe risultare dirimente – la «Commissione di Venezia» sembra ritenere inaccettabile la legge Severino perché prevede la decadenza dal mandato in modo indiscriminato. Nel parere consegnato dagli esperti si afferma che una misura estrema come la decadenza dal mandato parlamentare può essere assunta solo davanti a condanne solo per alcuni tipi di reati o a pene particolarmente lunghe: mentre la norma applicata a Berlusconi colpisce pressoché indistintamente tutti i reati del codice e tutte le condanne superiori ai due anni di carcere, che non possono essere certo considerati una pena «particolarmente lunga». Tre obiezioni non secondarie sotto il priflo giuridico. La Corte non potrà ignorare  questo parere o fingere che non sia stato dato. I “nemici” di Berlusconi non dormiranno sonni tranquilli.

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