Giappone, nelle imprese meglio usare i robot che gli immigrati

2 Ott 2017 11:00 - di Redazione

In Giappone la robotizzazione del lavoro è già una realtà. E i robot vengono usati per far fronte alla mancanza di manodopera. Un problema che da qualche tempo si trovano ad affrontare molte imprese del Sol Levante. Ne parla La Stampa in un’inchiesta in cui si analizzano anche le cause del fenomeno: le imprese non trovano manodopera a causa del crollo demografico e anche perché sono pochissime le richieste di asilo che vengono accolte. Di qui un investimento nelle macchine pari al 17,5%. 

Il modo in cui il Paese affronterà i problemi causati da una popolazione che invecchia sarà di esempio anche per altre popolazioni limitrofe, tra cui la Cina e la Corea del Sud, che dovranno affrontare simili sfide nei prossimi anni. Al momento – si legge ancora sulla Stampa – tra le soluzioni contemplate non c’è quella di utilizzare l’immigrazione per compensare il declino. Basti considerare che l’anno scorso sono stati accolti appena 28 richiedenti asilo e 27 nel 2015. Questo rispetto a 10.000 richieste presentate nel 2016, in particolare da persone provenienti da Nepal, Turchia e Sri Lanka.  Non sorprende dunque se nella relazione annuale sulla politica estera pubblicata ogni anno dal ministero competente si legge già alla seconda pagina: “Il numero di persone che attraversano le frontiere è drammaticamente in crescita a causa della globalizzazione, questo fatto pone una grave minaccia per lo scoppio e la diffusione di malattie infettive”.  

 

Ma il Giappone fa solo da apripista: nei prossimi anni si prevede infatti l’automazione del 47% delle professioni negli Usa nei decenni a venire, con conseguenti perdite di posti di lavoro. Un processo inarrestabile che cambierà i metodi di produzione del mondo globalizzato. 

 

 

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