Docente prega all’università. I collettivi di sinistra: qui l’Ave Maria non si recita

17 Ott 2017 18:29 - di Redazione

Un episodio apparentemente banale, ma significativo: il 13 ottobre – riferisce il quotidiano Avvenire – la professoressa Clara Ferranti, ricercatrice di Glottologia e Linguistica al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata, fa lezione a un centinaio di studenti di Lingue e Lettere: alle 17:30 in punto si interrompe e li invita a recitare l’Ave Maria, una «preghiera per la pace» che quel giorno a quell’ora, nel centenario dell’apparizione della Madonna di Fatima, si tiene in varie parti d’Italia.

Ne è nato uno scandalo, con denunce sui social in cui il comportamento della docente viene giudicato “indegno e meschino” e un conseguente comunicato sdegnato dell’associazione Officina universitaria in cui si denuncia una limitazione delle libertà personali degli studenti e si inventa la frottola che la professoressa avrebbe “obbligato” gli studenti a pregare. Quest’ultima circostanza viene smentita, sulla pagina dell’Officina, da una studentessa che era presente: “Io ero presente alla lezione e vorrei sottolineare che nessuno è stato obbligato a pregare e che chi non lo avesse fatto non ha subito alcuno sguardo né nessuna parola di disapprovazione da parte della Professoressa Ferranti (a meno che io non sia sorda e cieca). Mi dispiace, ma dovreste informarvi un po’ meglio…”. 

Nulla da fare, il web ribolle di indignazione (è la stessa rete che difende i diritti di tutti, tranne quello alla preghiera…) finché non arrivano le scuse del rettore Francesco Adornato: «Si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile, mi scuso a nome dell’ateneo».

Sulla vicenda è intervenuto anche il vescovo di Macerata, monsignor Nazareno Marconi: «La storia dei 25 secondi di interruzione di una lezione, per dire un’Ave Maria per la pace, con la reazione che ha scatenato ci interroga profondamente come credenti. Gli stessi 25 secondi usati per dire una battuta, cosa che molti docenti fanno spesso, non avrebbero creato problemi». Conclude il vescovo: “La preghiera è una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno”.

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