Dal sexting alla “vendetta porno”: così il cyberbullismo minaccia i ragazzi

21 Ott 2017 11:41 - di Luciana Delli Colli
cyberbullismo

Sono i gruppi di Whatsapp il terreno più fertile per il cyberbullismo, che nel 33% dei casi riguarda episodi a sfondo sessuale, con il 70% delle vittime rappresentato dalle ragazze. È quanto emerge dallo studio dell’Osservatorio nazionale adolescenza “Nella rete della rete”, condotto su un campione di 11.500 adolescenti tra gli 11 e i 19 anni, distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Il ruolo nefasto delle chat di Whatsapp

«Il vero problema dei ragazzi oggi sono le chat di messaggistica istantanea, i famosi gruppi su WhatsApp che sono utilizzati in modo improprio sin dalle scuole elementari, non solo dai genitori, ma anche dai bambini, diventati terreno fertile per i baby cyberbulli, che agiscono indisturbati sotto gli occhi ciechi dei genitori, ignari di ciò che accade all’interno dei loro telefoni», ha spiegato la presidente dell’Osservatorio, Maura Manca, sottolineando che «non ci dobbiamo, quindi, stupire se dagli 11 ai 13 anni di età, 1 adolescente su 10 subisce cyberbullismo, rispetto all’8,5% dai 14 ai 19 anni». Fra i fenomeni più allarmanti, l’Osservatorio ricorda il sexting, la revenge porn, l’hate speech, il selfie killer, che espongono i ragazzi a rischi elevati, producono effetti devastanti e, in alcuni casi, mortali.

Dal Sexting alla vendetta porno: il sesso come un’arma

A facilitare il cyberbullismo, che ormai ha assunto le dimensioni di un vero e proprio allarme sociale, c’è l’uso scorretto delle tecnologie, della rete, dei social network a partire dall’età a cui vi si accede: i bambini italiani, in media, ottengono uno smartphone già a partire dai 9 anni (in media) e quasi 8 adolescenti su 10 (il 78%) dagli 11 ai 13 hanno almeno un profilo social, nonostante il divieto di iscrizione a quell’età. Le femmine (70%) sono le prede predilette dei cyberbulli, in gran parte di sesso maschile (più del 60%). Il 33% degli episodi di cyberbullismo è di tipo sessuale. Fra i fenomeni più insidiosi della rete l’Osservatorio ricorda il sexting. La pratica di scattare e condividere foto intime (ma anche video) coinvolge il 6% dei preadolescenti dagli 11 ai 13 anni, di cui il 70% sono ragazze, e di circa 1 adolescente su 10 dai 14 ai 19 anni. C’è poi la cosiddetta vendetta pornografica o revenge porn (4%), che avviene con la pubblicazione sui social o in chat di materiale intimo dell’ex fidanzata o amica allo scopo di metterla alla gogna pubblica. Una vendetta che ha già causato suicidi e depressione. Mentre è più recente il cosiddetto “Pull a pig” o “Inganna il maiale”, in cui le ragazze vengono umiliate dopo essere state sedotte, ricevendo un messaggio in cui si chiarisce che era «tutto uno scherzo».

Chi condivide è complice

«Il 22% degli adolescenti, dai 14 ai 19 anni, ammette di aver preso in giro intenzionalmente un compagno o un amico solo perché in sovrappeso, rispetto al 18% dagli 11 ai 13 anni. In genere, gli autori di queste prepotenze, sono i maschi (65%)», ha chiarito ancora Manca, ricordando che coloro che condividono o commentano le cattiverie dei cyberbulli ne sono complici e sono i soggetti su cui bisogna lavorare, perché «sono loro che alimentano il problema, che lo rendono pubblico e visibile». «Le condivisioni uccidono, creano ansia, depressione, disturbi alimentari e portano le vittima a farsi intenzionalmente del male come dimostrano i dati per cui per oltre il 50% di coloro che subiscono violenze digitali si autolesiona», ha aggiunto la presidente dell’Osservatorio adolescenza, spiegando che nonostante questo «i commentatori e i condivisori non si sentono responsabili e colpevoli in quanto non agiscono in prima persona, non capendo di esserlo quanto un cyberbullo».

Il grooming: quando il pericolo sono gli adulti

Ma i ragazzi online non rischiano di finire vittime solo dei coetanei. Fra le pratiche considerate più pericolose vi è quella del grooming, l’adescamento online: 2 adolescenti su 10 dichiarano di aver scoperto che dietro un profilo di una persona amica sui social network si nascondeva un adulto. Anche in questo caso le vittime predilette degli adescatori sono le femmine (62%). I ragazzi in genere vengono adescati attraverso i giochi online, la Playstation e i canali YouTube, le ragazze più nei social network e dai blog.

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