Arriva su Netflix la serie Suburra, che amplifica le bufale di Mafia Capitale (video)
La parola fine sulla fiction giudiziaria legata al brand Mafia Capitale è arrivata con il verdetto di fine luglio che ha fatto cadere l’accusa di associazione mafiosa per gli imputati del processone romano. E tuttavia la vulgata nell’immaginario collettivo è talmente potente che, tra romanzi, docufiction, serie tv e film, resiste quest’immagine di una Roma corrottissima, dominata dalle ambiguità e dalle illegalità del “mondo di mezzo”, centrale operativa di bande ferocissime. Una città dunque dove la criminalità spadroneggia. Un’immagine che ormai viene scambiata per verità e oro colato in tempi in cui l’incertezza della notizia, la sua dilatazione e il suo rigonfiamento ne decretano il successo.
Il “brand” viene sfruttato anche dalla serie Suburra che arriva oggi su Netflix, prima fiction interamente italiana ad approdare sulla piattaforma (prodotta da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction), che la distribuirà nei 190 Paesi in cui il servizio è attivo, raggiungendo un pubblico potenziale di oltre 100 milioni di abbonati.
La serie, in dieci episodi (ma già si parla di una seconda stagione) è una sorta di prequel del film ‘Suburra’ del 2015 di Stefano Sollima, a sua volta ispirato all’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. “La scelta del prequel – spiega Gina Gardini, produttrice della serie per Cattleya – ci ha dato più libertà di movimento proprio rispetto al film”. Così al centro della storia ci sono tre giovani uomini e futuri criminali, diversi per origini e ambizioni ma che dovranno allearsi per fronteggiare la guerra per il potere in atto nella capitale: l’immaturo Numero 8 di Ostia (Alessandro Borghi), il sinti Spadino (Giacomo Ferrara) e l’universitario-pusher di Roma Nord Lele (Eduardo Valdarnini).
“Abbiamo cercato di far venire fuori quella fame millenaria di conquista del cittadino di Roma, città dove si impara a sopravvivere. E dove il cinismo diventa un’arma per sdrammatizzare anche le situazioni più tragiche. L’attualità politica di Mafia capitale, per quanto possa averci sorpreso la coincidenza dei tempi dell’inchiesta con le riprese della serie, è stata messa al servizio della narrazione”, spiegano Michele Placido e Andrea Molaioli, che firmano la regia della serie insieme a Giuseppe Capotondi.
La serie non mancherà di innescare polemiche sull’immagine della Capitale, effetto su cui puntano gli sceneggiatori e argomento che viene respinto dall’attore Alessandro Borghi: “Suburra prende spunto da fatti realmente accaduti, ma poi la materia viene romanzata, in favore dell’intrattenimento. Mostriamo un decimo di una città che, come tutte, ha delle cose belle, ma anche brutte”.