Vaccini nel caos, alle scuole materne un bambino su tre non è in regola

12 Set 2017 9:31 - di Redazione
vaccini

Quasi un bambino su tre non è ancora formalmente in regola con i vaccini per entrare in aula. E’ caos in molti istituti e i primi dati arrivano da Roma. Prime polemiche a Roma per i piccoli alunni (263 in tutto) delle cinque scuole materne in zona La Rustica. Lunedì scadeva il termine per presentare il libretto che comprova l’effettuazione di dieci vaccini (nove per i nati prima del 2017) oppure la richiesta di appuntamento per eseguirli in base a quanto prevede il decreto del ministero della Salute, tradotto in legge a fine luglio, che introduce l’obbligo vaccinale per tutelare la salute pubblica. Chi non è in regola con questa documentazione, non potrà entrare in classe. «Venerdì scorso solo il 50% dei genitori ci aveva portato i documenti necessari – spiega la dirigente scolastica Donatella Gentilini – oggi c’è stato una sorta di rush finale. Ma su 268, di 94 bimbi non abbiamo le carte necessarie per farli entrare in classe».

Vaccini, la dirigente: «Non esiterò a chiamare la forza pubblica» 

La Rustica è un quartiere della periferia est di Roma: nell’istituto 95 bambini non sono in regola.  «Ho messo cartelli fuori e dentro la scuola e sul nostro sito. A tutti i genitori che hanno telefonato – continua la Gentilini –  il personale ha dato tutte le informazioni necessarie. Non credo quindi che il problema sia quello di una mancata informazione anche se, il periodo in cui ci siamo mossi, non è l’ideale per far sì che la comunicazione sia capillare. Ciò che temo è che qualche genitore voglia imporre la presenza del figlio in classe nonostante la certificazione sia per legge requisito di accesso. Io devo tutelare i piccoli alunni vaccinati e in regola – afferma la dirigente scolastica – non esiterò, in una condizione difficile, a chiamare la forza pubblica per far fronte nel modo migliore possibile alla situazione».

Il preside: «Manca il coordinamento»

«Un po’ ce lo aspettavamo che in quella zona potesse accadere una cosa del genere – dice Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio – ma il problema è a monte. Noi siamo più che favorevoli a questa legge ma non c’è stato il necessario coordinamento tra le varie istituzioni. Alcune regioni più organizzate sono riuscite a sopperire a questa mancanza ma altre no. Ad esempio una disposizione prevede che nella classe in cui ci sia un bimbo immunodepresso tutti gli altri alunni debbano essere vaccinati – sottolinea Rusconi – la scuola saprà se un ragazzino non è in regola con i vaccini solo tra diversi mesi, rendendo di fatto questa disposizione inattuata. Per questo noi abbiamo consigliato ai presidi di fare una circolare in cui si invitano i genitori con figli immunodepressi a dirlo, in modo da capire se siano in una “classe pericolosa” per loro».

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