Il pestaggio dell’Eur, parla il testimone: calci in testa come se tirassero un rigore

6 Set 2017 11:26 - di Lisa Turri

Ha visto tutto e ha trovato il coraggio di denunciare, di raccontare, di descrivere la ferocia dei buttafuori che hanno ucciso Giuseppe Galvagno (nella foto) all’alba di domenica, davanti alla discoteca San Salvador all’Eur. Ora il supertestimone del delitto, un meccanico romano di 51 anni (come riporta il Messaggero) è sotto la protezione dei carabinieri. Lo picchiavano a turno. Uno di era messo anche i guanti per colpire la vittima. Quello che si chiamava Fabio (Fabio Bellotazzi, uno dei cinque buttafuori fermati), ha raccontato il testimone, “gli ha tirato un calcio al volto come se tirasse un calcio di rigore. Ho visto l’uomo che veniva scaraventato su una Smart bianca parcheggiata, sulla quale dopo ho notato delle macchie di sangue”. Altro particolare del racconto: il piazzale era pieno, i bodyguard hanno voluto dare una prova di forza davanti a tutti. Galvagno non li ha provocati anzi è caduto a terra dopo il primo cazzotto in pieno volto. Quando si è rialzato, il pestaggio è continuato: “Si sono accaniti come belve”. Poi hanno detto alla fidanzata di andare a prendere la macchina e di portarselo via. Mentre lei si allontanava per prendere la macchina altri cazzotti in faccia, finché Galvagno non è rimasto steso a terra, agonizzante. E infine quel calcione, sferrato da Fabio. Quello che probabilmente ha causato la morte. Il testimone che inchioda i buttafuori ha chiamato l’ambulanza e poi, rientrato nel locale, ha detto al buttafuori del calcio: “Quello è morto, ti rendi conto?”. E lui: “Non me ne frega niente, non so’ affari miei”. Ma che razza di gente viene assoldata per garantire sicurezza nei locali? Bruti che ammazzano senza motivo? Ed è già successo, ad Alatri, ai danni del povero Emanuele Morganti. 

Anche in quel caso, come per la discoteca dell’Eur, abbiamo un pubblico numeroso che assiste ad un omicidio ma solo uno che si fa avanti in difesa della vittima predestinata e che poi ha il coraggio di parlare e di raccontare. E anche ad Alatri, davanti al Mirò Club,  i buttafuori hanno partecipato al massacro di Emanuele Morganti, il ventenne di Tecchiena ucciso di botte. Per lui però nessun supertestimone si è fatto avanti, molti colpevoli e complici silenzi hanno rallentato il lavoro della Procura di Frosinone (ancora non abbiamo alcuna richiesta di rinvio a a giudizio per il branco indagato per la sua morte) ma due gruppi su Facebook ricordano quotidianamente Emanuele e invocano giustizia. Lanciata anche una petizione su Change.org (quasi 11mila i sostenitori al momento)  https://www.change.org/p/giustizia-per-emanuele-morganti/u/21061585 che chiede pene esemplari per i suoi assassini. La madre, Lucia Pica, chiede a tutti una firma, a tutti quelli che sono capaci di amore. 

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