Noemi, ancora spazio all’odio: insulti ai legali del killer. Tutte le dichiarazioni choc (Video)

18 Set 2017 10:30 - di Bianca Conte

L’omicidio di Noemi: un delitto efferato maturato – e forse premeditato – in una spirale di odio e di accuse tra due famiglie, che oggi piangono, una, una figlia uccisa, l’altro un ragazzo killer la cui vita è rivinata per sempre. Un paese sotto choc Specchia: incredulo, sgomento indeciso tra fame di verità e sete di vendetta. E le tre lolotov lanciate ieri (domenica 17 settembre ndr) contro l’abitazione dei genitori del baby killer. le riprese del programma Quarto grado che registrano la reazione di incontenibile dolore del padre della povera Noemi, andato a urlare sofferenza e rabbia ai cancelli di quella casa nel cui alveo la figlia ha trovato solo bugie e ferite, ipocrisia e violenza. Gli insulti indirizzati sul web contro i legali difensori dell’assassino minorenne reo-confesso; l’indignazione urlata ovunque, dal tam tam dei media al passaparola che anima e agita il Salento in questi giorni, testimoniano un dolore che non riesce a troavre sponde razionali e confini di contenimento. E sconcerto e sofferenza aumentano proporzionalmente al diffondersi delle notizie sul fronte investigativo.

Noemi, ancora spazio all’odio e alle accuse tra le 2 famiglie

I cui aggiornamenti non fanno che confermare dubbi e sospetti: e mentre la magistratura convalida il fermo del fidanzatino killer – trasferito in queste in una struttura minorile fuori dalla Puglia – si conferma il ruolo del genitore dell’accusato numero uno, reputato – almeno al momento – complice per quel che concerne l’occultamento del cadavere, le contraddizione nelle ricostruzioni di fatti e tempi legati all’efferati delitto e resi dal giovane non convincono gli inquirenti. Per nulla affatto. Tanto da accreditare il sospetto che non ci siano elementi fondanti, almeno ad oggi, per ritenere che il 17enne reo confesso abbia fatto tutto da solo: e spunta l’ombra di un complice.

Omicidio Noemi, spunta l’ombra di un complice…

Non a caso, nell’edizione online odierna de la Repubblica Bari, si legge: «Il diciassettenne che si è accusato dell’omicidio della fidanzata sedicenne Noemi Durini potrebbe aver agito insieme a un complice. Si legge tra le righe dell’ordinanza con cui la gip dei minori di Lecce Ada Colluto ha imposto la custodia in carcere minorile, convalidando il fermo per omicidio premeditato e aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi ma non per il reato di occultamento di cadavere». E nei messaggi di odio per la giovanissima vittima che, proprio in questi giorni, i genitori del baby killer hanno affidato a più riprese alle telecamere in molti leggono la conferma dei sospetti su ruoli non ancora ben definiti, in questo intricato giallo il cui movente è un inquietante sentimento di ostilità viscerale respirato reciprocamente in due famiglie. Due famiglie alle prese con un dolore uguale e contrapposto: quello che costringe due genitori a piangere la prematura e violenta morte di una figlia, che ha dovuto dire troppo presto addio alla vita; e quello di un’altra coppia chiamata a prendere atto dell’esistenza ormai rovinata di un altro figlio, macchiatosi del crimine più terribile e da questo segnato a vita.

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