Minniti ad Atreju firma autografi, poi difende la legge Fiano ed è fischiato (video)
Un clima particolarmente cordiale ha accolto Marco Minniti alla convention di Atreju. Il ministro dell’Interno al suo arrivo ha ricevuto anche la richiesta di un autografo da parte di uno dei partecipanti dell’assise della destra giovanile. A fare da intervistatori il direttore del Tg4 Mario Giordano e l’inviato del Giornale Gian Micalessin. Giordano esordisce con una battuta: «Speriamo che ci siano pochi applausi sennò chissà cosa dice Crozza?». Minniti replica secco: «Ci stavo pensando. Infatti volevo precisare, guardate che sono Minniti e non Crozza».
Giordano: “Caro ministro, era facile fare meglio di Alfano”
Il direttore del Tg4 ringrazia Minniti, che ha dimostrato che i barconi si potevano fermare: «Non si sente responsabile?” Minniti: “Sì, anche io mi sento responsabile. Premetto che ringrazio gli apprezzamenti positivi nei miei confronti, ma non apprezzo gli apprezzamenti comparativi”. Giordano: “Meglio di Alfano l’ha fatto. Lo pensiamo ma non lo diciamo”. Minuti glissa e prosegue: «Possiamo governare i flussi migratori, ma non fermarli. La questione ci accompagnerà per molto tempo. Noi abbiamo una parte del mondo che cresce di più e una parte che non cresce. Sono ministro dell’Interno da 9 mesi e undici giorni. Sono stato già invitato ad Atreju e ho una lunga esperienza di governo. Ho fatto il sottosegretario nel 2008, tutto si può dire tranne che ho bruciato le tappe. Detto questo, ho ricordato mettendoci la faccia che la questione dell’immigrazione si svolgeva dall’altra parte del mondo. Sono andato a Tunisi e a Tripoli. In Libia in gennaio. Mi dicevano: “Minniti ha sbagliato la persona sbagliata”. Dovremmo andarci più spesso in Africa. Pensavo che quell’incontro fosse riservato. In genere parlo molto poco. In conferenza stampa, dissi: “Noi stroncheremo il traffico di esseri umani”. A quel punto la tensione si tagliava con il coltello. Potevo dire che l’Europa non faceva la sua parte. Voi mi avreste anche applaudito. Ho dimostrato che l’Europa non faceva la sua parte, mentre l’Italia la stava facendo». Il ministro rivendica i risultati della sua azione: «Noi abbiamo firmato l’accordo. Primo punto, controllo delle acque territoriali libiche. C’è la libera circolazione delle merci in Europa. Abbiamo messo a disposizione le motovedette: 16500 persone sono state fermate in acque territoriali libiche. Qualcuno in Europa si era illuso che quella fosse la porta d’ingresso verso l’Italia. Ho spiegato ai miei colleghi che era la porta d’ingresso verso l’Europa intera. Il 31 marzo sono entrati i rappresentanti delle tribù libiche sono rimasti 72 ore chiusi in una stanza e hanno firmato la pace. Abbiamo dimostrato che l’Italia ha fatto da apripista. Se l’Italia vuole che l’Europa faccia la sua parte, deve fare la sua parte».
Minniti difende la Legge Fiano e finisce l’idillio
Dalla simpatia alla diffidenza, quando scatta la domanda fatidica. La legge Fiano? «Sono favorevole. Dobbiamo impedire che il morto afferri il vivo. Quella storia è stata drammatica, ed è finita per sempre». La frase di Minniti è coperta da fischi e grida di disapprovazione. Giordano ribatte: «Nessuno leva le statue di Stalin, di Lenin, nessuno che se la prende con le vie di Mao-Tze Tung. Perché non fate i conti con una cosa che è drammaticamente è attuale come il comunismo?”. E Gian Micalessin incalza: “Non si sente responsabile come componente di un partito che ha distrutto l’interesse nazionale?». La replica di Minniti rompe l’idillio: «Vengo dal Pci. Un partito che ha sempre messo al di sopra di tutto gli interessi dell’Italia». E qui al boato di disapprovazione si aggiunge una selva di fischi. Qualcuno, in platea, tira un sospiro di sollievo. Rispetto reciproco, ma non c’è rischio di inciucio: destra e sinistra restano distinte e distanti.