La rabbia del vescovo di Livorno: «Ci voleva più informazione sui rischi»

11 Set 2017 15:34 - di Redazione

Lo sconforto, la rabbia, il dolore. Livorno è ferita a morte. A parlare ora è il vescovo, Monsignor Simone Giusti, a proposito del nubifragio che ha colpito il territorio della sua Diocesi. «La gente è spaventata. E’ stato un qualcosa di improvviso, di drammatico e doloroso. Ci sono state persone che hanno visto la morte negli occhi. Una famiglia non c’è più. Ho incontrato un padre che mi ha detto di aver dovuto spaccare una porta per mettere in salvo sua figlia. Ho incontrato il giovane che ha perso la moglie, trascinata via dall’acqua. Le persone che ho incontrato, questi volti disperati, mi hanno detto di non essere state avvertite a sufficienza, mi hanno detto che se avessero avuto coscienza che il torrente avrebbe potuto fare quel che ha fatto, sarebbero fuggite per tempo».

“Forse sarebbe stata necessaria un’accortezza maggiore”

Così si è sfogato intervistato dall’AdnKronos,il vescovo di Livorno, che il giorno dopo la tragedia pone delle questioni su cui tutti si interrogano. ”Le persone lamentano – racconta il verscovo – di non essere state avvertite abbastanza , c’è molta rabbia – continua monsignor Giusti – Forse sarebbe stata necessaria un’accortezza maggiore. Spetterà alla Procura accertare quel che è avvenuto, ma bisogna appurare la verità. Può darsi che tutte le procedure d’allerta siano state rispettate, questo lo verificherà la magistratura, ma se così è stato – aggiunge il vescovo di Livorno – allora forse bisogna sottoporle a revisione. E il problema riguarda prima di tutto gli interventi a monte, troppo spesso bloccati dalla burocrazia».

“Se non si interviene, si rischiano nuovi danni”

Il vescovo di Livorno fa esempi concreti: «Il Santuario di Montenero, ad esempio, ha subìto dei danni. Si trova su una collina in cui c’è un problema di rischio idrogeologico. Dovevano essere fatti dei lavori di messa in sicurezza, avevamo previsto i finanziamenti, ma sono due anni che attendiamo le autorizzazioni». Passato il peggio, per monsignor Giusti, «bisognerà fare tutti i lavori necessari. Ci sono delle situazioni gravi nelle quali, se non si interviene, si rischiano nuovi danni in caso di un altro nubifragio. Nell’immediato, mi auguro che sia data la possibilità alla gente di tornare al più presto nelle proprie abitazioni. I livornesi si sanno rimboccare le maniche e hanno un cuore grande. La speranza è che le verifiche di agibilità si facciano il prima possibile e che si possa tornare alla normalità».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *