La mossa di Ryanair: taglieremo le ferie ai piloti da 4 a 3 settimane

21 Set 2017 17:30 - di Paolo Lami

Reagisce Ryanair. E annuncia il taglio di una settimana delle ferie dei piloti. Una riprogrammazione per evitare il rischio di ulteriori cancellazioni di voli. E’ stato il Ceo dell’aviolinea, Michael O’Leary, ad annunciare l’intervento nel corso dell’assemblea degli azionisti che si è svolta oggi a Dublino.

Ai piloti che devono prendere un blocco di quattro settimane di ferie nei prossimi mesi, sarà chiesto, ha rivelato O’Leary, di ridurle a tre per poi recuperarla il prossimo gennaio. Per questo, non è necessario, ha puntualizzato, un accordo con il personale.

Agli azionisti O’Leary ha riferito che le sei settimane di cancellazione, che ha ammesso essere un «caos», costeranno circa 25 milioni di euro.
Il numero uno di Ryanair non ha, però, voluto commentare le notizie di stampa sul rifiuto del bonus di 12 mila euro offerto ai piloti.

Quanto alle strategie di customer care verso la clientela che aveva in mano i biglietti Ryanair, entro la fine della settimana, assicura O’Leary,  la compagnia conta di trovare una soluzione, con la riprotezione dei passeggeri su altri voli o con i rimborsi, per il 95 per cento dei 315 mila passeggeri coinvolti dalle cancellazioni di 2.100 voli degli oltre 103 mila programmati nelle prossime sei settimane.

Michael O’Leary si è, quindi, scusato con gli azionisti, e di nuovo con i clienti, per la cancellazione dei voli dovuta a problemi nella «lista dei turni dei piloti». E l’assemblea lo ha ripagato approvando a larghissima maggioranza tutti i punti all’ordine del giorno: il Financial Report, approvato con il 99.2 per cento dei voti a favore e il Remuneration Report, con l’88.7 per cento, con un aumento dei voti favorevoli rastrellati da O’Leary rispetto al 2016.

La complicata giornata di O’Leary si era aperta con la richiesta di un’Associazione Consumatori a Enac di sanzionare la Ryanair per «violazione dell’articolo 8» del Regolamento Comunitario del 2004 dopo che qualche ora prima, era stata la stessa Enac a richiamare la compagnia aerea alla rigida applicazione di quanto previsto dalla normativa lasciando balenare la possibilità di sanzioni.

L’accusa dei consumatori era che l’aviolinea aveva pubblicato sul proprio sito una frase con la quale cercava di guadagnare due giorni di tempo rispetto a quelli previsti dalla normativa comunitaria prima di rimborsare i passeggeri:«I rimborsi saranno accreditati – è scritto sul sito internet di Ryanair – entro 7 giorni lavorativi sulla carta utilizzata per la prenotazione originale», quando, invece, l’articolo 8 del Regolamento Comunitario del 2004 indica 7 giorni, non 7 giorni lavorativi.

Un’altra associazione di consumatori ha, invece, presentato un esposto alla Procura di Bergamo che ha aperto, di conseguenza, un’indagine mentre il ministro dei Trasporti, Del Rio fa la voce grossa: «Ryanair deve rispettare i diritti dei passeggeri, deve proteggere i passeggeri cioé ridare alternative. Noi faremo in modo che i passeggeri abbiano tutte le compensazioni che meritano, la nostra interlocuzione mira a far rispettare i diritti dei passeggeri, e lo faremo». Ma la compagnia, convocata dall’Enac per oggi ha fatto sapere di non essere, al momento disponibile. Rinviando ogni eventuale incontro ad ottobre.

Spinge per la revoca della licenza Ryanair da parte dell’Enac, Maurizio Gasparri. Che solleva un aspetto ben più complesso nella vicenda: «Il caso Ryanair è emblematico. Bene i procedimenti istruttori, benissimo le inchieste della magistratura, ma dietro Ryanair c’è uno scandalo enorme che dovrebbe spingere Enac e governo a revocarle la licenza».

«Ryanair ha potuto finora godere di un regime fiscale che le ha consentito di eludere le tasse nel nostro Paese – ricorda Gasparri – Ha costretto il personale a turni massacranti e a contratti mortificanti, trasformandoli perfino in venditori di profumi. Ha potuto offrire così voli a basso costo attraverso una concorrenza sleale rispetto agli  operatori che hanno sempre pagato le tasse nel nostro Paese e applicato equi contratti di lavoro, e per di più godendo di incentivi offerti dagli aeroporti italiani per ottenerne il traffico».
«È tempo – dice Gasparri – che il “modello Irlanda” sia finalmente messo sotto la lente di osservazione dell’Europa».

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