La Germania verso “l’usato sicuro” della Merkel: ma la destra avanza

21 Set 2017 18:01 - di Giovanni Trotta

L’elezione tedesca è attesa, ma la campagna si è svolta nella massima tranquillità e, diciamolo pure, noia. Perché i tedeschi sono convinti che non ci saranno sorprese, che Angela Merkel sarà riconfermata. Il problema, semmai, verrà dopo. Come peraltro già accadde alle ultime elezioni. Domenica 24 settembre gli elettori tedeschi saranno chiamati a rinnovare il Bundestag il parlamento tedesco. Occasione in cui – suggeriscono i sondaggi – è previsto che i votanti ribadiscano la loro fiducia nei partiti dell’Unione – Cdu e Csu – affidando così ad Angela Merkel un nuovo mandato di 4 anni, il quarto, alla cancelleria. Anche il dibattito tra la stessa Merkel e Martin Schulz, per la Spd, ha confermato l’orientamento degli elettori: interpellati, quelli che hanno assistito all’incontro hanno detto che si sono fatti convincere più dalla cancelliera che dal suo sfidante. E l’ultimo sondaggio non sembra modificare la situazione più di tanto: Cdu/Csu, alla percentuale più bassa da aprile, sono al 36%, la Spd resta, come la settimana scorsa, al 23%, e quindi 13 punti percentuali dietro l’Unione. La Fdp guadagna un punto percentuale e sale al 9% e al 9% è arrivata Afd, ottenendo un clamoroso terzo posto, mentre i Verdi stanno all’8%. La Linke conquisterebbe il 10% mentre il 5% dei voti va ai restanti partiti. Stando a questa inchiesta Forsa per Stern le uniche coalizioni possibili sarebbero la Grande Coalizione o la coalizione cosiddetta Giamaica, Cdu-Fdp-Verdi.

Però, fanno notare gli osservatori, bisognerà aspettare la formazione del nuovo governo, la scelta del o degli eventuali partiti partner di coalizione – dipendenti dai risultati – per avere un quadro definitivo e sapere con quale passo la Germania si muoverà, ad esempio in Europa, se starà al passo che si annuncia più deciso del presidente francese Emmanuel Macron. Per Mustafa Rahman, analista del gruppo Eurasia, la scelta del partito partner di coalizione determinerà la velocità e la scelta delle riforme, soprattutto nel caso in cui la poltrona di ministro delle Finanze venisse ceduta ad un altro partito. La Fdp ad esempio ne ha fatto richiesta, ma la Cdu ha chiaramente lasciato intendere che non rinuncerà a Wolfgang Schaeuble. Per Rahman un “riorientamento” del Meccanismo europeo di stabilità (Esm), il fondo di salvataggio dell’Unione europea, ad esempio non è da escludere. Se Merkel decidesse di fare di più in Europa, “una grande coalizione con la Spd le consentirebbe di far leva sul centro con una maggioranza confortevole”. Certo, resistere ad una coalizione con “maggiore coerenza ideologica” – come sarebbe quella con i liberali la Fdp – potrebbe risultarle difficile, aggiunge.

“Diciamo – spiega all’Adnkronos Guntram Wolff, direttore di Bruegel – che se dalle urne uscisse un governo di coalizione relativamente ‘ristretto’ ossia formato da Cdu, Csu e Fdp, si metterebbe maggiormente l’accento su una posizione euroscettica, e contraria – su questo il partito si è già espresso – alle riforme della zona euro (come il bilancio dell’eurozona ed il ministro delle Finanze europeo), sottolinea il direttore del think tank con sede a Bruxelles. Questo maggiore euroscetticismo sarà comunque una caratteristica del nuovo Bundestag, secondo le previsioni della vigilia: “In ottobre – spiega – avremo Alternative fuer Deutschland dentro il Bundestag, un partito cresciuto facendo leva sulla reazione alla cattiva gestione della crisi migratoria. Con Fdp e Afd ci troveremo nella situazione di avere improvvisamente nel Bundestag due partiti più euroscettici, che finora non sedevano in parlamento”, il primo perché alle ultime elezioni non aveva superato la soglia di sbarramento del 5%, il secondo perché non è mai riuscito ad entrare – da quando è nato come partito, appunto, euroscettico per poi cambiare direzione – nel parlamento federale, ma solo in quelli di singoli Stati della Germania. “Ora – prosegue – se in termini di politica europea si tratterà di un parlamento più euroscettico, come questo si traduca in termini politici è difficile dirlo, dipende molto dalla coalizione che si formerà. Ad esempio, una delle ipotesi è quella di una coalizione Giamaica che vede l’ingresso dei Verdi in un governo formato anche da Cdu-Csu e Fdp. Ora il partito ecologista potrebbe compensare l’atteggiamento euroscettico di altri”. Hans Stein, della Friedrich Naumann Foundation for Freedom, legata alla Fdp, sostiene che la riforma determinante – anche all’interno dell’Unione – sarà quella relativa ai migranti: “Qualunque governo salga al potere dopo il voto dovrà affrontare questa questione, trovare una linea su migranti, asilo, protezione dei confini esterni, strategia nei confronti del Nord Africa – sostiene – Se non si ha coraggio nell’affrontare questi temi, questi problemi non andranno via, qualunque siano le altre riforme promosse. Se il pubblico non vede soluzioni, assisteremo ad una nuova ripresa della destra e del populismo, malgrado le sconfitte subite in Olanda e Francia”. Le coalizioni  possibili sono: Grande Coalizione (nero-rossa) formata da Cdu e Spd, attualmente al governo a livello federale e a livello regionale nel Saarland. Cdu-Fdp: (giallo-nera) cristianodemocratici e liberali. Helmut Kohl ha guidato cinque coalizioni tra i due partiti e l’ultima coalizione è stata guidata a livello federale da Merkel dal 2009 al 2013. Non ci sono attualmente coalizioni nero-gialle a livello regionale. Rosso-verde, Spd-Ecologisti sul modello di quella guidata dall’allora cancelliere Gerhard Schroeder tra il 1998 e il 2005. Ma i numeri dei sondaggi non lasciano prevedere la possibilità di formare questa squadra di governo.

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