Imola, la statua del partigiano in realtà è dedicata a un fascista. Sarà abbattuta?
La statua di piazzale Leonardo da Vinci, a Imola, fu commissionata nel 1936 dai gerarchi fascisti allo scultore Angelo Biancini, detto Anzulè, ma alla fine della guerra venne “convertita” a monumento del partigiano dai compagni che imperversavano con il loro furore e con la loro ansia di vendetta in tutto il territorio romagnolo. Ecco che quel monumento a un guerriero fascista, impegnato nella guerra d’Etiopia, dal 1946 fu trasformato in icona della Resistenza, nonostante dietro quell’opera sia rimasto un bassorilievo che ricorda proprio le campagna coloniali in Africa.
Oggi qualcuno, a Imola, sulla base della legge Fiano, inizia a chiedersi se sia il caso di abbatterla.
La legge Fiano e la statua fascista: che dicono i partigiani?
L’incredibile paradosso è stato raccontato dal quotidiano La Verità, che dettaglia anche le circostanze in cui fu realizzata quell’opera. «Il guerriero aveva nelle mani un’arma, forse un gladio, spada d’ordinanza dei legionari, e uno scudo. Nella versione attuale le armi romane sono sparite e il guerriero impugna, al posto della spada, la punta della canna di un mitra rovesciato, con il calcio appoggiato sulla spalla. Cioè in modo innaturale, al contrario. Il mitra è servito all’artista, nel 1946, per riadattare l’opera». Ogni anno, sotto quella statua, l’Anpi di Imola riunisce i suoi affiliati per un ricordo della Resistenza. «Quando i partigiani sono arrivati in città hanno incendiato la sede, mandando in fumo anche i documenti ufficiali sulla statua. Poi l’hanno vista e eletta a Monumento al partigiano…». Ora c’è da capire se in caso di “scambio di persona”, e di statue, la legge Fiano vale lo stesso…