Gender, la Sinistra toscana usa i ragazzini per promuoverlo. È protesta

21 Set 2017 12:50 - di Eleonora Guerra
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Una iniziativa «sbagliata», «dannosa», «raccapricciante». Suscita forte preoccupazione in Toscana la decisione di Sinistra italiana di organizzare un convegno sul gender in età scolare all’interno del consiglio regionale e, soprattutto, con la partecipazione tra i relatori di una 14enne che, nata femmina, ha assunto ora una identità maschile. 

Donzelli: «Una iniziativa raccapricciante»

Il convegno “Bambini in rosa” è fissato per il 7 ottobre e, secondo gli organizzatori, si tratterebbe «solo di un dialogo tra esperti e famiglie». Ma per il centrodestra si tratta di tutt’altro: «”Sì-Toscana a Sinistra” sfrutta i minori per fare propaganda gender», ha denunciato il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio regionale, Giovanni Donzelli. «Organizzare un convegno sulla libertà sessuale dei bambini è una cosa raccapricciante. È inaccettabile – ha commentato Donzelli – che in una sede istituzionale vengano sfruttati i minori per diffondere una cultura fuorviante». «Ognuno è libero di fare quello che vuole della propria sessualità, ma almeno si eviti di coinvolgere i minori: giù le mani dai bambini», ha avvertito l’esponente di FdI, spiegando che «contro la strumentalizzazione e il coinvolgimento dei minori per la diffusione della cultura gender» è stata organizzata un’iniziativa che ha per titolo proprio quella frase, “Giù le mani dai bambini”, e che si terrà giovedì 5 ottobre nell’Auditorium del Consiglio regionale

FI: «La Regione prenda le distanze»

E di iniziativa «sbagliata e dannosa» ha parlato anche il capogruppo regionale di Forza Italia, Stefano Mugnai, a sua volta ricordando che «ogni gruppo consiliare è libero di organizzare tutto ciò che crede e se ne assume la responsabilità». «A nostro avviso  – ha commentato – si tratta di una iniziativa sbagliata e dannosa su cui il livello politico, ovvero gli organizzatori, farebbe bene a ripensare e l’istituzione, ovvero la parte ospitante, a prenderne le distanze». «Tra l’altro – ha concluso Mugnai – prevedere la partecipazione a un evento pubblico di una minore protagonista di una vicenda personale tanto delicata ci pare una spettacolarizzazione strumentale che va tutta a danno della bambina».

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