Corano e fucili: sempre più numerose le donne dell’Isis al fronte. Ecco perché

5 Set 2017 15:49 - di Prisca Righetti

Corano, fucili, burqa e un solo scopo: rispondere all’appello dei miliziani jihadisti. Certo il Califfato e il suo esercito se la passano davvero male, in Iraq come in Siria. Le roccaforti di Mosul e Raqqa sono crollate e tornate nelle mani della autorità di sempre, e i miliziani in fuga, in continua regressione. Per questo – anche se non solo per questo – l’Isis sta incrementando la presenza delle donne in battaglia: per far fronte alle ingenti perdite subite dal gruppo a Raqqa in Siria e a Mosul, in Iraq. O almeno questo si legge in un rapporto dell’istituto di ricerca britannico Ihs Markit, che parla di appello senza precedenti alla partecipazione di donne combattenti tra le fila dell’Is.

Cresce il numero delle donne dell’Is al fronte

Il primo coinvolgimento diretto di donne in prima linea è stato fatto dai leader jihadisti al termine dell’offensiva per Mosul, nel nord dell’Iraq. Si ritiene che negli ultimi giorni dell’operazione oltre 40 donne abbiano sferrato attacchi kamikaze contro l’esercito nella Cittadella di Mosul, alcune delle quali si sarebbero fatte saltare in aria insieme ai loro bambini. Una mossa, quella dell’Is di coinvolgere le donne negli attacchi suicidi, motivata anche dal fatto che raramente vengono perquisite, si legge nel rapporto. «Nonostante lo Stato Islamico sostenga il contrario, chiedere alle donne di avere un ruolo attivo in combattimento è un tentativo di minimizzare l’impatto della grave riduzione di manodopera causata dalla decimazione di miliziani uomini e dalla una crisi nei reclutamenti», spiegano gli analisti dell’IHS Markit.

Da madri e mogli di mujahideen a combattenti in prima linea

«Non è ancora chiaro se il picco degli attentati suicidi compiuti dalle donne sia semplicemente lo specchio delle ultime sacche di resistenza dell’Is o se le donne siano state costrette dal gruppo a condurre questi attacchi, o ancora se rappresenti l’inizio di una nuova tendenza più ampia di donne combattenti nelle battaglie del gruppo» riporta ancora, non a caso, il rapporto britannico. Un significativo passaggio, nella propaganda jihadista, dalla retorica ruolo primario delle «donne come madri e mogli dei mujahideen» a combattenti al fronte: un contrasto netto che denuncia una realtà che i funzionari  europei hanno ultimamente ammesso di aver sottolineato. La minaccia delle militanti in Europa e il ruolo che le donne intendono svolgere su un fronte ormai globalizzato è più forte che mai: tanto è vero che, il ministero degli Interni di Parigi ha riferito che il 40% dei francesi che ha aderito all’Is è composto da donne…

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