Attacco alle statue di Colombo: il vergognoso silenzio del governo
Nel silenzio del governo, che neanche una parola ha pronunciato in difesa della comunità italo-americana coinvolta nella “caccia” al monumento di Cristoforo Colombo, ci pensa il “solito” Carlo Giovanardi a combattere una battaglia snobbata dalla sinistra mai pronta a immolarsi per la storia e l’identità nazionale.
“Il Senato si occuperà dello spinoso problema delle rimozioni o dei danneggiamenti delle statue erette in
onore di Cristoforo Colombo in varie città degli Stati Uniti”, recita una mozione, primi firmatari i senatori Carlo Giovanardi, Gaetano Quagliariello, Andrea Augello e Luigi Compagna di Idea-Popolo e Libertà in cui si impegna il governo italiano “a trasmettere all’amico popolo americano l’invito a rispettare l’immagine di Cristoforo Colombo e a voler contrastare assieme queste forme inaccettabili di ottuso furore ideologico”. “Nella mozione – si legge nel testo – sottoscritta anche dai colleghi di Gruppo Cinzia Bonfrisco, Serenella Fucksia, Michelino Davico, Giovanni Bilardi, Francesco Aracri e Ulisse Di Giacomo e si sottolinea
come tali danneggiamenti e rimozioni siano conseguenza di una forsennata e storicamente infondata campagna di disinformazione e di odio nei confronti del grande navigatore genovese, accusato di essere
stato la causa di persecuzione dei nativi indigeni avvenute nei secoli successivi”.
“I monumenti viceversa furono fortemente voluti dalla comunità italo americana, circa il 10% oggi della popolazione degli Stati uniti, proprio per un riscatto morale e civile dalle odiose discriminazioni razziali di cui a lungo era stata bersaglio, in una ottica di valori oggi largamente condivisi di pari dignità di tutti i
cittadini di quel grande paese, nativi o provenienti da ogni parte del mondo”, continuano i parlamentari italiani, secondo cui “la furia ignorante ed iconoclasta con la quale gruppi di talebani del pensiero, in oriente come in occidente, – continuano i senatori di Idea Popolo e libertà nella loro mozione – vogliono cancellare simboli di civiltà diverse, solo perché non corrispondono ad una loro visione del mondo, comporterebbe la damnatio memoriae della storia di interi popoli e civiltà dalla Roma imperiale di Giulio Cesare a quella imperiale di Ottaviano Augusto, fino ai presidenti Washington. Jefferson, Lincoln e Roosevelt, grandi della storia ma uomini del loro tempo che accettavano e praticavano schiavitù e razzismo, che fortunatamente sono state superate con una presa di coscienza collettiva nell’importanza della difesa dei diritti umani sempre e comunque”, concludono Giovanardi e gli altri parlamentari.