Volterra, partigiani ancora in guerra contro i fascisti: dopo Albertazzi, le spille
Il grande Giorgio Albertazzi a Volterra, bellissimo paesino della Toscana di grande interesse storico e culturale, aveva fondato nel 1995 un laboratorio teatrale, più volte aveva recitato nel Teatro romano, città che poi lo invitò a festeggiare i 90 anni come suo illustre frequentatore. Ma quando il sindaco, nel 2016, gli offrì la cittadinanza onoraria, la locale sezione dell’Anpi, attivissima, a settanta e passa anni dalla fine della guerra civile, scese nuovamente in trincea con una dura protesta per la partecipazione di Albertazzi ad alcune azioni militari e i trascorsi troppo “fascisti” dell’attore, poi scomparso. Oggi che Albertazzi non c’è più, quei partigiani volterresi possono cantare vittoria per un’altra battaglia, del tutto anacronistica, condotta in Consiglio comunale sulla scia della discussione, in Parlamento, della famigerata legge Fiano contro le nuove forme di apologia del fascismo.
L’Anpi Volterra, infatti, annuncia l’approvazione della mozione sul “contrasto alla vendita e alla diffusione di oggettistica raffigurante immagini, simboli o slogan rievocativi dell’ideologia fascista”. Il consiglio comunale di Volterra, nella seduta dello scorso 28 luglio, ha così approvato all’unanimità la mozione presentata dall’ampi non si sa bene su quale emergenza-Mussolini scoppiata nel piccolo paese, dopo quella del “temibile” Albertazzi. «Il fenomeno, particolarmente accentuato in alcune aree del Paese – si legge nella mozione – è sottovalutato e tollerato alla stregua di episodi di folklorismo. Si tratta, invece, di vergognosa propaganda neofascista, offensiva dei valori su cui si fonda la nostra Costituzione». Nella mozione l’Anpi ricorda come il 14 dicembre il Consiglio regionale della Toscana abbia approvato, su sollecitazione dei Comitati provinciali di Anpi di Pisa e di Livorno, una mozione che impegna la Giunta ad attivarsi “affinché il reato di apologia del fascismo venga integrato con la fattispecie relativa alla vendita di oggetti riproducenti immagini e slogan riconducibili a tali regimi”. In tutta la Toscana è facile prevedere che seguiranno, dunque, analoghe, importanti iniziative…
Brutta faccenda la gente che non vale un caz. Purtroppo non riusciamo a venderli o, tantomeno, regalarli.