Trump furioso, attacca stampa e tv: «Su Charlottesville media disonesti e furfanti»
Un rapporto che proprio non riesce a trovare il suo equilibrio, quello tra il presidente americano e i media d’oltreoceano che, ancora una volta, tornano a scontrarsi. Un Trump furioso e più che mai indomito si è presentato nelle ultime ore sulla scena pubblica: il tycoon proprio non riesce a capacitarsi del perché e delle modalità sistematicamente inquietanti con cui la stampa Usa sferra i suoi premeditati attacchi contro di lui, il suo operato e, soprattutto, i suoi proclami pubblici. Stavolta nel mirino presidenziale, allora, sono finiti i resoconti giornalistici relativi alle sue dichiarazioni ufficiali rilasciate nei giorni dei disordini di Charlottesville, a detta dell’inquilino della Casa Bianca riportati in modo fazioso, incompleto e, soprattutto, arbitrariamente disonesto.
Trump furioso contro stampa e tv
Dunque ci risiamo: nuovo attacco di Donald Trump alla stampa americana. Durante un comizio a Phoenix, in Arizona, il presidente Usa ha accusato alcuni media attribuendogli colpe etiche e responsabilità professionali per quel loro essere «disonesti e furfanti», anche per non aver riportato correttamente le sue reazioni ai fatti di Charlottesville, in Virginia, all’inizio del mese. È «il momento di rivelare l’inganno dei media» e di analizzare il loro ruolo nel fomentare la violenza. Ho condannato i neonazisti, i suprematisti bianchi e il KKK ma i media non lo hanno riportato», ha tuonato il presidente Usa, suggerendo che i mezzi di informazione – in particolare alcune testate, tra cui New York Times, Washington Post e Cnn – sono interessate solo a offrire una piattaforma a questi gruppi di odio. Se volete trovare la causa delle divisioni del Paese, sono le fake news e i media furfanti», ha quindi aggiunto concludendo il suo lungo e risentito j’accuse Trump.
Ma l’opinione pubblica è con lui
E se la stampa è contro di lui, l’opinione pubblica e la base elettorale è sempre più dalla sua parte: non a caso i commenti di Trump e loe sue recriminazioni contro il ruolo e l’operato dei media sono stati accolti con entusiasmo all’interno del Phoenix Convention Center, tanto da far passare quasi inosservati i disordini registrati all’esterno della struttura dove era in corso il meeting, rispetto ai quali però Trump non ha voluto esimersi dal commentare; tanto che, riferendosi ai contestatori, il presidente ha affermato: «Là fuori sono in pochi», approfittando del contesto per lanciare il suo ultimo appello all’unità del Paese: «Il lavoro aiuterà, da quando sono in carica ho creato più di un milione di posti. E questo avrà grandi impatti sulle relazioni razziali», ha affermato, ribadendo che i media «stanno tentando di portarci via la nostra storia e la nostra cultura. Possono attaccare me, ma pongo il limite quando attaccano voi», ha quindi aggiunto l’inquilino della Casa Bianca riferendosi ai suoi sostenitori e incassando un nuovo, fragoroso, applauso tributato dal pubblico in sala.