Migranti, il WP boccia gli accordi di Parigi: meglio l’idea di Berlusconi sulla Libia
Praticamente solo una foglia di fico: è sonora la bocciatura che il Washington Post infligge da oltreoceano al vecchio continente in materia di gestione dei flussi migratori. Di più: in merito alle iniziative europee indirizzate a bloccare e regolamentare i flussi di migranti dall’Africa, il WP rileva quanto siano ancora «imperfette o incomplete» e non solo secondo il parere di diversi esperti. Insomma, con un colpo di spugna sferrato sotto la cintura di tanta diplomatica propaganda divulgata a ridosso del vertice di Parigi, il Washington Post delegittima – e irride anche un pochino – scelte pseudo-innovative e provvedimenti rispolverati ad hoc, finiti sotto coltri di buone intenzioni mai tradotte fin qui in risultati concreti.
Migranti, il Washington Post boccia gli accordi di Parigi
E lo fa – e lo argomenta – sottolineando che il piano europeo da 1,9 miliardi per combattere «le cause dell’emigrazione» viene visto da molti come una contropartita offerta agli stati africani che accettano di riprendersi i migranti e di rafforzare le frontiere. Peccato, però, che a riguardo il Washington Post ricordi e citi – uno su tutti – il caso del Mali, a cui sono stati offerti 150 milioni di euro per riprendersi indietro i migranti deportati, ma il cui governo solo lo scorso dicembre aveva dovuto respingere lo stesso accordo di fronte ad una sollevazione del parlamento: molte famiglie del Mali dipendono infatti dalle rimesse dei migranti. E allora, come se ne esce?
E rilancia il patto sulla Libia siglato da Berlusconi con Gheddafi
Del resto, «le necessità del continente sono enormi, e non saranno uno o due miliardi di euro a cambiare la situazione», ha detto a sostegno delle teorie giornalistiche del WP lo stesso ministro degli esteri del Ciad, Brahim Taha, al magazine Jeune Afrique. Ma tant’è: e di sicuro non può essere il nostro paese a risolvere gli annosi problemi degli stati sfricani e a pagarne pure il conto… Almeno però, in questa amara disamina, una luce in fondo al tunnel riesce a intravedersi persino dalle colonne della testata americana, polemica per vocazione e forcaiola per deformazione professionale, secondo cui quale a dispetto di detrattori ante-litteram e poco originali epigoni, sembra semmai funzionare l’approccio adottato in Libia: quello che, tanto per essere chiari, ripercorre le orme segnate dall’accordo che fu stretto nel 2008 da un lungimirante Silvio Berlusconi, che promise 200 milioni di investimenti come risarcimento del passato coloniale, ottenendo in cambio una stretta sui migranti da parte di Muammar Gheddafi, prevedendo quello che, in caso di maglie ulteriormente allargate, sarebbe accaduto e sta continuando a verificarsi tutti i giorni lungo le nostre martoriate coste.