Decreto Sud, la Camera vota la fiducia. FI: «Il solito marchettificio»
Con 318 sì e 153 no la Camera vota la fiducia sul decreto-legge per il Sud e, immediata, scoppia la polemica. A sollevarla, Renato Brunetta, uno che di numeri e di economia se ne intende. A giudizio del capogruppo di FI a Montecitorio, il decreto «è costituto da una serie di marchette che nulla hanno a che vedere con una strategia seria e sostenibile per il rilancio del Sud». E, in tweet, destinato al ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, scrive: «Decreto fa sorridere. Soldi sempre gli stessi per solite marchette, in linea con stile governi sinistra. Serviva altro».
Brunetta: «Sul Sud la solita propaganda»
La replica del ministro non si fa attendere: «Brunetta – twitta a sua volta De Vincenti – è già in campagna elettorale nega l’evidenza, chiacchiere contro fatti: più di 3,4 mld di risorse nel Mezzogiorno». In realtà, Brunetta non contesta la quantità dei fondi, ma l’assenza di una vera strategia per il Sud. Di parere opposto, ovviamente, la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, che ha voluto esprimere la sua «particolare soddisfazione» per la norma “Resto al Sud“, volta a finanziare le attività imprenditoriali di under 35 residenti al Sud o emigrati, che intendono ritornare nei propri luoghi di origine.
La replica del ministro: «Ci sono 3,4 mld in più»
Ma proprio l’estensione di “Resto al Sud” alle imprese agricole, mediante una specifica destinazione di 50 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc), è la misura più contestata da Brunetta. In questo modo, ha infatti spiegato, si creano le condizioni per erogare un novero più ampio di servizi a favore dei consorziati, anche di natura creditizia. Ma in questo modo – continua Brunetta si sottolinea «una evidente estraneità di materia di intervento nei confronti dei consorzi e soprattutto si continuano a proporre interventi spot sui consorzi agrari, senza un disegno organico di riordino del settore destinatario da sempre di notevoli risorse pubbliche».