Sala: «Io, sotto scorta». Ma la questura smentisce. CasaPound: non tirateci in ballo
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato messo «sotto scorta» della polizia locale. È stato lo stesso primo cittadino a confermarlo, dicendo che, «forse sì», la misura è stata adottata dopo le manifestazioni con cui CasaPound Italia ne ha chiesto le dimissioni. Sala ha anche precisato che la decisione è stata presa dal Questore, Marcello Cadorna. Dopo queste dichiarazioni, però, la Questura ha precisato che il primo cittadino «non è sotto scorta» e che invece è stata attivata una «vigilanza radiocollegata generica, così come disposto in sede di Comitato per l’Ordine e la Sicurezza», per i suoi «luoghi di lavoro e domicilio». Da via Fatebenefratelli è stato invece confermato che le misure sono state adottate «a seguito delle recenti contestazioni da parte di alcune organizzazioni politiche».
La campagna per le dimissioni di Sala
CasaPound ha iniziato a chiedere il passo indietro di Sala dopo che il sindaco è stato iscritto nel registro degli indagati per falso e turbativa d’asta, riguardo fatti risalenti a quando era alla guida di Expo. Le azioni del movimento che avrebbero portato alla vigilanza rafforzata sono state: una protesta durante il Consiglio comunale, una manifestazione in piazza e l’affissione di alcuni striscioni con la scritta “Sala falsario, dimettiti”. Una normale campagna politica, dunque, durante la quale non è stato registrato alcun episodio di violenza fisica o verbale da parte del movimento nei confronti del sindaco. Tentativi di aggressioni, sia fisiche che verbali, sono stati di contro subiti da CasaPound, che è stata fisicamente fronteggiata dai centri sociali all’uscita dal Consiglio comunale e verbalmente criminalizzata dalle forze politiche istituzionali per la propria attività di opposizione movimentista al sindaco.
Lo scivolone del sindaco
Si tratta di fatti avvenuti tutti alla luce del sole, che è facile ricostruire attraverso le cronache e, in alcuni casi, i filmati. Sala, però, con le sue parole, ha inserito un elemento torbido in una vicenda altrimenti di normale dinamica politica. «Ha ricevuto minacce concrete?», è stato chiesto al sindaco dopo che aveva detto di essere stato messo sotto scorta. «Preferisco non commentare», è stata la risposta. Una frase che, nel contesto in cui è stata pronunciata, si presta a essere interpretata come un indice puntato contro CasaPound. E, quindi, come l’ennesimo tentativo di delegittimare l’azione politica del movimento, criminalizzandolo. Per di più, stavolta, nota il movimento, con una modalità «infame», in cui non si dice, ma si lascia intendere.
CasaPound al sindaco: «Incontriamoci»
Proprio a questo aspetto della vicenda ha voluto rispondere CasaPound, che invece su quella che era stata presentata come un’assegnazione della scorta da parte della Questura ha detto: «Prendiamo atto, non spetta a noi giudicare il modo in cui la Questura intende gli strumenti della politica e della democrazia». CasaPound, dunque, ha scelto di mantenere il confronto tutto sul terreno della politica, chiedendo al sindaco di non cadere nei meccanismi di un gioco sporco ogni oltre limite. «CasaPound Italia rifiuta i metodi mafiosi di qualsiasi natura, sia quando si concretizzano in minacce sia quando si manifestano con un non-detto che talvolta è peggio di una minaccia esplicita», ha spiegato il presidente di Cpi, Gianluca Iannone, chiarendo che l’azione del movimento nei confronti del sindaco è sempre stata solo di opposizione politica. Non solo, Iannone ha anche rivelato che «giusto qualche giorno fa, abbiamo inoltrato alla segreteria del sindaco una lettera in cui chiedevamo un incontro, per illustrare le nostre posizioni e la nostra attività sul territorio». «Noi facciamo così: ci mettiamo la faccia e diciamo le cose apertamente», ha commentato il leader di CasaPound, spiegando di essere ancora in attesa di una risposta da parte di Palazzo Marino. Una risposta che, a questo punto, potrebbe servire anche a «rimediare a questo “incidente mediatico”, in cui il sindaco è inciampato – ha sottolineato Iannone – lasciando ipotizzare minacce da parte nostra».