Prezzolini è vivo (e lotta insieme a noi). Ricordarlo è un dovere

14 Lug 2017 8:41 - di Gennaro Malgieri

Il 14 luglio 1982 moriva Giuseppe Prezzolini, lo ricordiamo con le parole di Gennaro Malgieri dal libro “Conservatori europei del Novecento” (I libri del Borghese, 2014). 

Il più eccentrico poligrafo del Novecento ha pure vestito i panni del teorico. Lo ha fatto pubblicando il noto Manifesto dei conservatori sfidando il conformismo culturale imperante negli anni Settanta. i cui frutti guasti soprattutto la borghesia vile e ignorante avrebbe raccolto. Giuseppe Prezzolini (1882-1982) è stato tutto, meno che artista e musicista. Ha fondato riviste e case editrici, ha scritto saggi e memorie, pamphlet e biografie; ha provocato ed accettato le provocazioni; ha amato l’Italia e l’ha detestata; ha cercato di svecchiare la cultura nazionale e di sprovincializzarla; se n’è andato in America dove ha insegnato all’Università e ha spiegato l’Italia agli americani, ma quando è tornato, stabilendosi per un breve periodo a Vietri sul Mare, ha capito che il suo Paese gli faceva assi male. Tuttavia per non stargli troppo lontano fissò la sua dimora in Svizzera, a Lugano: rimpatriava ogni giovedì per comprare la verdura al primo banchetto oltre il confine. 

Atipico in tutto, è sempre stato coerente. Un conservatore di quelli senza grilli ideologici per la testa. Aveva un’idea della nazione, della società, dello Stato, dell’educazione, dello stile di vita, del modo di essere e di comportarsi corrispondenti ad una visione appunto conservatrice, nel senso di recuperare ciò che era vivo della tradizione alla quale apparteneva e gettare tutto il resto. 

Il suo nazionalismo, condiviso da Giovanni Papini, suo compagno d’avventure intellettuali e molto di più, risulta attuale oggi ed è quasi un miracolo: sarà per questo che non se ne parla. Lo vedessimo citato nelle dispute sulla sovranità confiscata  diremmo che Prezzolini è finalmente vivo. Invece, pur sapendolo ancora con noi, quasi nessuno si fida di ricordarlo. Persino nel cinquecentesimo anniversario della pubblicazione del Principe di Nicolò Machiavelli non c’è stato editore che si sia dato la pena di ripubblicare la sua biografia del Segretario fiorentino, che oltretutto è gustosissima oltre che preziosa per il quadro dell’epoca che offre.

 In qualsiasi altro Paese gli avrebbero dedicato innumerevoli saggi ma non in Italia. Ne ricordiamo due: Prezzolini, un testimone scomodo di Stenio Solinas (Volpe 1977) e Giuseppe Prezzolini l’anarchico conservatore (Mursia 2008) di Gennaro Sangiuliano. 

 

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