Morto Ciro Cirillo. Per lui la Dc pagò un riscatto alle Br, per Aldo Moro no…
La sua storia non è mai stata scritta del tutto e forse mai lo sarà. Una cosa è certa: intorno a Ciro Cirillo, morto oggi all’età di 96 anni, si snodano alcune delle trame più oscure della Prima Repubblica, tra Servizi segreti, camorra e Brigate rosse, con un unico grande filo che forse mai del tutto è stato rivelato. L’ex presidente della Regione Campania, esponente della Dc, fedelissimo di Antonio Gava, fu sequestrato dalle Brigate Rosse nel 1981 a Torre del Greco, in provincia di Napoli, e fu rilasciato dopo 89 giorni di prigionia grazie al pagamento di un riscatto nel quale giocò un ruolo decisivo, di mediazione, il boss della Nco Raffaele Cutolo, all’epoca già ospite delle Patrie galere.
Cirillo, il 27 aprile del 1981, fu assalito nel garage di casa da un commando di cinque uomini delle Brigate Rosse. Nell’azione morirono l’agente di scorta Luigi Carbone e l’autista Mario Cancello, mentre fu gambizzato il segretario particolare Ciro Fiorillo. Il 21 luglio venne pagato, su decisione della Dc, un riscatto di 1,45 miliardi di lire e Cirillo venne rilasciato. A differenza del sequestro Moro, la Democrazia Cristiana infatti optò per la trattativa con i terroristi. La sua liberazione avvenne tramite intrecci mai del tutto chiariti, che videro probabilmente anche la mediazione di Francesco Pazienza, faccendiere legato ai servizi segreti, oltre che di Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata. Una volta tornato in libertà il suo partito gli chiese di farsi da parte e di ritirarsi dalla politica, cosa che egli fece seppur a malincuore. Qualche anni fa Cirillo aveva dichiarato di aver consegnato le sue “memorie” a un notaio, che le avrebbe rese note solo dopo la sua morte.