L’Aquila e la Fiamma: Nazzareno Mollicone ci racconta l’altro Msi

31 Lug 2017 14:47 - di Redazione

Nei mesi scorsi, è stato ricordato presso i locali della Fondazione di Alleanza Nazionale in via della Scrofa il 70° anniversario della fondazione del Movimento Sociale Italiano con una mostra e diversi dibattiti. Inoltre, è stato pubblicato dalle edizioni Fergen il libro di Adalberto Baldoni intitolato Destra senza veli: storia e retroscena dalla nascita del Msi ad oggi che è stato anche proposto come finalista per la sezione di storia contemporanea al Premio “Acqui storia”. In questi giorni è uscito, per le edizioni  “I libri del Borghese”, un altro libro che si occupa della storia del Msi, analizzandone però un aspetto particolare – anche se molto influente – della sua vicenda politica. Si tratta di L’Aquila e la Fiamma: storia dell’anima nazional-popolare del Msi, scritto da Nazzareno Mollicone. Personaggio questo ben noto ai lettori del Secolo d’Italia essendone stato a suo tempo apprezzato collaboratore e anche dirigente nazionale del Msi, oltre che attualmente socio della Fondazione Alleanza Nazionale. Il libro è presentato da Isabella Rauti e contiene un saluto del senatore Giulio Maceratini, esponente storico del Msi, che lo definisce “un libro necessario, perché le problematiche nuove e difficili da interpretare e risolvere, allora analizzate, sono ancora attuali”. Il libro racconta le vicende di una corrente ideologica del partito che inizia nel 1951 nell’ambito del Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori nei suoi congressi ed ebbe una prima manifestazione pubblicistica con la nota rivista Imperium diretta da Enzo Erra, altro protagonista della storia del partito. Successivamente, dopo una rottura all’interno di quel gruppo, nacque la rivista Ordine Nuovo diretta da Pino Rauti che da allora divenne il leader di quell’esperienza politica e culturale. Il gruppo creatosi intorno alla rivista svolse un’intensa attività culturale e organizzativa nel partito fino ad arrivare allo storico congresso di Milano del novembre 1956 in cui trionfò – per soli sette voti – Michelini su un’opposizione guidata da Almirante sostenuto dai delegati appartenenti di quel gruppo. Dopo il congresso, Rauti e gran parte dei sostenitori del gruppo raccolto intorno alla rivista Ordine Nuovo si dimisero dal partito per svolgere un’attività autonoma come Centro Studi, senza però mai partecipare alle elezioni, basandosi più che altro sulla preparazione culturale e su iniziative politiche rivolte in modo particolare alla politica estera, allora di stringente attualità (Vietnam, Algeria, Cuba, Congo, Rhodesia, Grecia). Dopo dodici anni di questa attività autonoma, il Centro Studi Ordine Nuovo decise di rientrare nel Msi a seguito dell’elezione di Almirante a segretario nazionale dopo la scomparsa di Michelini e di collaborare alle sue attività. La scissione di Democrazia Nazionale indusse, in occasione del congresso del 1977, Pino Rauti a presentare una sua mozione indipendente da quella di Almirante denominata Linea Futura organizzando così una corrente che si presentò sempre con mozioni autonome ai successivi congressi denominate Spazio Nuovo, Andare Oltre, Linea Nazional-popolare, fino ad arrivare alla sua elezione come segretario nazionale al congresso di Rimini del 1990. Nazzareno Mollicone illustra in questo suo libro tutta la storia di questa corrente, soffermandosi in particolare sulle pubblicazioni Presenza, Civiltà, Linea e sulle tematiche svolte nei congressi e nei convegni. Tematiche che avevano la finalità di superare un certo paralizzante e statico nostalgismo, come pure le posizioni di destra classica e conservatrice – che erano state accolte quando il partito aggiunse la definizione di “destra nazionale” e poi di “costituente di destra per la libertà” che provocò la scissione di “Democrazia Nazionale” – per tornare alle origini sociali e di alternativa al sistema proprie del partito all’atto della sua fondazione. Nel libro sono documentate, con stralci dalle mozioni e dai discorsi, l’attenzione rivolta a fenomeni politici e sociali oggi evidenti ma allora appena intuibili come la globalizzazione, il capitalismo finanziario, la crisi demografica, l’immigrazione, la tutela dell’ambiente. E, per quanto riguarda la politica estera, le mozioni rautiane indicavano la necessità di un’indipendenza europea dagli Stati Uniti, prevedevano il fallimento del comunismo e il risveglio nazionalista e tradizionale della Russia, ammonivano circa il ritorno all’islamismo del mondo arabo ed in particolare della Turchia. Tutto ciò visto alla luce sia della millenaria tradizione europea, esposta peraltro nelle opere di Julius Evola che è stato il filosofo ispiratore della corrente rautiana e di tanti scrittori tradizionalisti, come dell’esperienza storica del Fascismo che tante indicazioni ha lasciato ai contemporanei. Un aspetto particolare di questa corrente interna al Msi è stata l’attenzione rivolta alle questioni sociali, tanto da far denominare l’ultima mozione presentata ai congressi come Linea Nazional-Popolare, che poi dà il sottotitolo al libro in questione. In effetti, fin dagli anni Ottanta del secolo scorso si delineava chiaramente la prevalenza del capitalismo finanziario rispetto a quello produttivo, con la compressione dei salari, l’alienazione d’importanti aziende, la disoccupazione sempre più diffusa soprattutto tra i giovani, la crisi del welfare. In questo senso, la corrente rautiana riprese i principi della socializzazione e della partecipazione delle categorie al governo dell’economia, denunciò le speculazioni finanziarie interne ed internazionali, indagò sui problemi delle principali aziende a cominciare dalla Fiat. Da queste analisi, nacque anche l’ipotesi del cosiddetto sfondamento a sinistra: nel momento in cui la sinistra stava ripiegando, dopo il fallimento del sistema comunista, sul liberalismo rappresentato dal new labour britannico che portò al governo personaggi come Tony Blair, bisognava dare una risposta coerente ad un ceto sociale deluso ed abbandonato. Ma nel contempo si guardava con attenzione alla tesi del socialismo tricolore esposte da Bettino Craxi, e che era stato teorizzato da studiosi come Giano AccameIn conclusione, il libro di Mollicone è molto utile per conoscere un aspetto del Msi spesso trascurato dai commentatori ma che aveva indicato con lucidità e coerenza le prospettive future delle situazioni sociali, economiche e geopolitiche.

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