In pensione a 67 anni? Forse il pericolo è (per ora) schivato. Vediamo perché
«Siamo in largo anticipo; l’Istat ci darà i dati in autunno. Quando saremo in condizioni di valutare la situazione vedremo quello che dovremo fare». È il ministro del Lavoro Giuliano Poletti a rispondere così a chi gli chiede cosa deciderà il governo in tema di automatismi dell’età per la pensione. Del resto, a margine della presentazione del rapporto Inps alla Camera, Poletti osserva come quello dell’innalzamento dell’età per andare in pensione «non è un tema del ministro del Lavoro, è una scelta che viene da molto lontano; bisogna farla a ragion veduta».
Poletti insomma se ne lava le mani. Per ragioni politiche? Certamente: innalzare l’età pensionabile mentre si avvicinano le elezioni politiche non è certo un toccasana per il Pd al governo. Ma forse c’è un altro motivo: l’automatismo previsto dalla Legge Fornero, cioè l’aumento dell’aspettativa di vita media, potrebbe, al momento, anche non scattare. E per un motivo molto semplice: negli ultimi anni l’aspettativa di vita media degli italiani, secondo gli esperti di statistica, è diminuita di due mesi. E ciò impedirebbe, nel 2019, l’aumento dell’età per la pensione a 67 anni, dagli attuali 66 e 7 mesi (frutto dell’adeguamento del 1 gennaio 2016). Se così stanno le cose, l’età pensionabile potrebbe in teoria anche diminuire. All’Istat l’ardua sentenza. Certo, vedere confutata la Fornero proprio con le sue stesse armi sarebbe una gran bella soddisfazione, oltre che un sollievo per chi teme di andare in pensione alla soglia dei 70 anni. Ma, dall’altra, non c’è molto da gioire, perché vorrebbe dire che gli italiani cominciano a vivere meno, di poco, ma comunque di meno. È uno dei paradossi perversi del fatto di aver affidato il futuro del nostro Paese agli algoritmi dei mercati finanziari.