Fiamme, rifiuti, degrado delle periferie: Roma sprofonda e la Raggi annaspa

11 Lug 2017 11:49 - di Ginevra Sorrentino

Roma brucia. La capitale è una discarica a cielo aperto. Nelle periferie il degrado imperversa e i bivacchi di senza tetto e migranti presidiano la città a partire dal Bronx della Stazione Termini, eppure: a sentir la sindaca Raggi le fiamme sono esclusivamente colpa della «siccità eccezionale». Della spazzatura tace, salvo dire, parlando di periferie, che nel caso del «piano di zona di Monte Stallonara abbiamo scoperto che è stata costruito su una discarica nel silenzio dell’amministrazione. Sopra sono state costruite le case e ora stiamo capendo come intervenire per tutelare anche chi ha acquistato case al tempo». E sul degrado che pervade la città dalle zone residenziali al centro storico, passando peri sobborghi periferici, dopo cinghiali a spasso e clochard nudi per le strade, non ha più nemmeno parole per spiegare. Giustificare. Razionalizzare. salvo dire ricorrendo a un abile gioco di parole: «Abbiamo trovato il far west. Con noi le periferie sono tornate al centro»…

La Raggi su fiamme, rifiuti e degrado delle periferie

In compenso, però, dopo le promesse enunciate e previste col piano Rom, ha annunciato più videosorveglianza sugli insediamenti abusivi che pullulano nella capitale: almeno sul fumo e sulle fiamme dei roghi tossici, del resto, non si poteva proprio dire che quegli incendi dolosi sono frutto della siccità eccezionale». «I roghi tossici continuano nonostante l’attività sperimentale di monitoraggio che abbiamo avviato con la presenza della polizia, in alcuni casi h24. E stata sequestrata una quantità di merce notevole ma la soluzione efficace è costituita dal progressivo superamento dei campi rom. Nel frattempo stiamo aumentando il monitoraggio anche con la videosorveglianza e rafforzeremo il presidio con più occhi h24», ha annunciato con evidente soddisfazione la sindaca pentastellata durante la sua audizione in commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie. Periferie che, checché se ne dica, continuano ad accusare le stesse problematiche di sempre, rimpallate dal Pd ai cinquestelle, che è la stessa prima cittadina in carica ad elencare: «Nelle periferie abbiamo trovato una situazione da far west a livello urbanistico, una situazione da far west sui servizi, la totale assenza dell’amministrazione nella regolamentazione del territorio e delle politiche, che ha prodotto un abbandono totale di moltissimi luoghi».

Roma, una ferita che sanguina da troppo tempo…

Non solo: durante la sua audizione in commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie, la Raggi aggiunge anche che «Roma è una città quasi tutta periferica perché a eccezione del centro storico c’è stata un’espansione talmente vasta che il concetto della periferia è molto aumentato»: come dire che ai dissesti pregressi ed ereditati se ne aggiungono costantemente di nuovi legati a un’urbanizzazione selvaggia, la cui supervisione, però, non spetterebbe proprio al Campidoglio? Insomma, domare degrado, fiamme e rifiuti è compito del primo cittadino e della sua amministrazione: speriamo che a parte “punti amici” e progetti di alfabetizzazione digitale, qualcuno cominci a entrare nel merito delle ferite che stanno facendo sanguinare la città. E da tropo ormai…

 

 

 

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