Clandestini, Minniti accusa: “Del tutto insufficiente l’impegno della Ue”
L’impegno della Ue per la gestione del fenomeno migratorio “è insufficiente punto di vista finanziario” e “c’è bisogno di un impegno diretto dei singoli Stati membri”. È stato il ministro dell’Interno Marco Minniti a sottolineare, intervenendo alla Camera, la “sproporzione evidente tra quello che si è investito nella rotta balcanica e quello che si sta investendo oggi per il Mediterraneo centrale. Una sproporzione a mio avviso ingiustificata”. “È importante” che Francia, Germania e Commissione Europea “abbiano condiviso alcune nostre proposte, a cominciare da quella di un codice di comportamento per le ong che operano con grande passione e con grande impegno nel Mediterraneo centrale”, ha detto ancora Minniti, perché si tratta “una partita cruciale”. Il ministro ha ricordato che tra il 27 e il 28 giugno “abbiamo avuto nel nostro Paese un afflusso straordinario di persone salvate (o trasportate?) nel Mediterraneo centrale: più di 10mila arrivi, che fanno salire la cifra complessiva a più di 85mila nei primi 6 mesi, +18,40% rispetto allo scorso anno. Quegli arrivi, così numerosi e concentrati – ha aggiunto – hanno messo a dura prova il nostro sistema di approdo e accoglienza”. Il governo “ha reagito immediatamente sul terreno dell’accoglienza e sul terreno della politica internazionale. Il nostro ambasciatore a Bruxelles, con un’iniziativa che non ricordo abbia precedenti, ha chiesto esplicitamente che di fronte a una situazione cosi delicata e impegnativa l’Europa si assumesse chiare e e limpide responsabilità”. Domani al vertice di Tallinn si parlerà proprio di emergenza immigrazione al Consiglio Affari Interni informale.
“Salvataggi”: le Ong fanno la parte del leone
Secondo Minniti “i flussi migratori costituiscono un fenomeno epocale che accompagnerà il mondo, non l’Italia, per i prossimi anni. Un grande Paese come l’Italia affronta questi temi con coraggio. Non subisce, non insegue. Non ci sono formule magiche o semplificazioni, ci vuole una visione organica, una strategia, un impegnato lavoro di costruzione”. Nei prossimi giorni, ha annunciato il ministro dell’Interno, è in programma a Tripoli “una riunione con i sindaci della Libia per discutere insieme di come liberarsi dal giogo dei trafficanti di esseri umani. Il traffico di esseri umani è uno dei principali canali economici di cui la Libia vive, bisogna offrire un circuito economico alternativo”. Nei primi sei mesi dell’anno i “salvataggi” di clandestini nel Mediterraneo centrale sono stati assicurati per il 34% dalle Ong, per il 28% dalla Guardia Costiera italiana, per l’11% dai mezzi dell’operazione Frontex, per il 9% dalle navi della missione ‘Sophia’, per il 7% da mercantili privati. Il 97% delle persone traportate “viene dalla Libia ma tra loro non c’è un libico. È lì che va affrontato il problema, pur sapendo – ha osservato Minniti – che la situazione è maledettamente complicata. La Libia non è la Turchia, con la quale l’Europa ha negoziato un impegnativo e costoso accordo: la Libia è fragile e instabile. C’è un rapporto forte tra la stabilizzazione della Libia e i trafficanti di esseri umani. Combatterli in Libia significa dare un contributo straordinario per la stabilizzazione del Paese”.