Berlusconi seppellisce l’«inciucio» e rassicura gli alleati: «Mai con Renzi»
Per essere nette ed inequivocabili, non c’è dubbio, lo sono. Ma la politica non è il terreno idoneo a far crescere l’albero dei “sempre” o dei “mai”. E non per malafede di chi li pronuncia, ma semplicemente perché cambiano i contesti e quel che era vero ieri, non lo è più oggi né, tantomeno, lo sarà domani. Perdonate la premessa, ma è necessaria – consideratelo una sorta di “leggere attentamente le avvertenze prima dell’uso” – nel momento in cui ci addentriamo nel contenuto di una lunga (e bella) intervista rilasciata da Silvio Berlusconi al Mattino di Napoli, il cui punto centrale è il rapporto con Matteo Renzi.
Berlusconi intervistato dal Mattino
Il punto controverso è la legge elettorale. Berlusconi vuole il proporzionale, ma non per avere mani libere prima e per poter abbracciare dopo il leader del Pd. «Io – assicura infatti il Cavaliere – voglio vincere le elezioni non grazie a una legge elettorale distorsiva, ma in forza di una legge che assegni il governo alla maggioranza vera degli italiani. Il centrodestra unito con il proporzionale vince». Il resto viene da sé: «Non c’è nessuna probabilità di un governo Berlusconi-Renzi. Non ritengo possibile e neppure desiderabile una collaborazione con lui e con il Pd. Nè ora, nè tantomeno dopo le elezioni». E ancora: «Il mio obiettivo è vincere, lo ripeto ancora una volta, non fare accordi al di fuori del centrodestra». Musica per le orecchie di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. Tutto da vedere, però, se sia sufficiente a sradicare in loro il convincimento che il proporzionale di ritorno (o il ritorno del proporzionale) serva solo come terreno di coltura per la riedizione di un nuovo Patto del Nazareno, più noto come inciucione, tra Berlusconi e Renzi.
«Marchionne leader? Solo un esempio»
A rendersene conto è lo stesso intervistato che infatti blinda il concetto con un esplicito riferimento alla Lega che non lascia spazio a congetture: «L’alleanza con la Lega – ricorda – non è mai stata in discussione, abbiamo lo stesso programma». Resta il problema del cosiddetto “papa straniero”, la personalità esterna al centrodestra, cui Berlusconi spesso allude come suo erede alla guida della coalizione. È un argomento delicato perché non insospettisce solo gli alleati, ma drizzare le orecchie anche alla vecchia guardia forzista per nulla disponibile a farsi da parte. L’ultimo “papa” in ordine di tempo è stato Sergio Marchionne. Solo «un esempio», minimizza ora Berlusconi, che tuttavia non arretra sul rinnovamento; «Dobbiamo aprire ai migliori».