S’infittisce il giallo sulla morte di al-Baghdadi: ma è già guerra interna tra i suoi successori
È giallo, e più fitto che mai, sulla morte di al-Baghdadi, il terrorista più ricercato del pianeta, dato in più occasioni per morto o ferito grave dalle autorità irachene. Ma in queste ultime ore, da quando il ministro russo della difesa russo, Sergej Kužugetovič Šojgu, ha dato l’annuncio della possibile uccisione del Califfo, leader indiscusso dei miliziani stragisti, il tam tam sulla sua sorte circola insistentemente aprendo a dubbi e sospetti, conferme e repentine smentite. E così, si appura che, mentre la Merkel chiacchiera e accoglie. Macron ancora non si è cimentato in imprese diplomatiche o militari di politica estera. Trump viene sistematicamente isolato e boicottato quando esorta il mondo libero a concentrarsi sulla lotta al terrorismo jihadista e alla globalizzazione islamista, Putin fa i fatti: quelli veri e spinti da una determinazione incondizionata a sconfiggere prima, e distruggere inesorabilmente poi, l’Isis, nel mirino del capo del Cremlino fino all’ultimo miliziano. E a partire dal primo: il Califfo del terrore, al Baghdadi.
Il giallo della morte annunciata di al-Baghdadi
E allora, proprio riguardo al Califfo, leader indiscusso dei tagliagola dell’Isis, l’iracheno Abu Bakr al-Baghdadi, circola sempre più insistentemente in rete la notizia – non confermata né dalla coalizione internazionale a guida statunitense, né dall’Osservatorio siriano dei diritti umani– che sarebbe morto lo scorso 28 maggio durante un bombardamento aereo russo sulla città di Raqqa. A ipotizzare l’attesa eventualità, allora, è stato il ministro della difesa di Mosca, Sergej Kužugetovič Šojgu. Le cose starebbero in questi termini anche se, come detto, il condizionale è d’obbligo. Lo scorso 28 maggio l’intelligence russa sarebbe venuta a conoscenza di un importante indiscrezione che, se davvero venisse confermata la voce della morte del Califfo, potrebbe cambiare il destino dello scacchiere orientale e non solo. Sembra infatti che, saputo di una riunione nella periferia sud della siriana Raqqa – attuale capitale di un Califfato ormai costretto a capitolare da Mosul a Raqqa – alla presenza di numerosi capi dell’Isis. E dunque, dopo aver ispezionato l’intera area con un drone e aver informato gli Stati Uniti dell’imminente raid, Mosca poco dopo la mezzanotte avrebbe fatto partire un attacco mirato dei cacciabombardieri: un’azione concentrica e mozzafiato che non avrebbe dato scampo. Il risultato del blitz militare russo sarebbe stato la strage di circa 300 miliziani dell’autoproclamato Stato Islamico, tra cui almeno una trentina di cariche al vertice dell’Isis. E qui comincia il giallo: da un primo elenco delle vittime, infatti, sembra che non risultasse il nome di al-Baghdadi.
Con la morte del Califfo l’esercito dei jihadisti è allo sbando
Col passare dei giorni, però, il tam in tam in rete e – soprattutto – l’innegabile escalation di attentati terroristici in Europa, mirati a distrarre l’attenzione internazionale dal nucleo del problema iracheno e siriano – hanno cominciato a porre quanto meno l’interrogativo sulle sorti del numero uno del miliziani stragisti ai suoi ordini. Tanto che, nelle ultime ore, alcune emittenti siriane hanno iniziato a divulgare come certa la notizia della morte del leader dell’Isis proprio durante l’attacco del 28 maggio. Ascoltando anche altre fonti, e facendo riferimento ad un incredibile lavoro d’intelligence, il ministro della difesa russo ha potuto spingersi oltre e dichiarare ufficialmente la convinzione del Cremlino di concrete possibilità che al-Baghdadi sia morto. Va da sé che, se la notizia fosse vera e fosse confermata, gli attentati di Manchester, di Londra e l’agguato di Parigi potrebbero essere letti come una risposta efferata all’uccisione del numero uno di un esercito di terroristi e miliziani ormai allo sbando…E allora, nell’incertezza delle sorti del Califfo e dei suoi sudditi del terrore, cominciano a delinearsi le prime ipotesi sui possibili successori. Da al-Baghdadi ad al-Baghdadi: chi erediterà il potere del Califfo se dovesse essere confermata la notizia della sua uccisione? Difficile fare previsioni. L’Is ha confermato a inizio mese la morte in un raid della coalizione anti-Is a Raqqa di Turki al-Binali, considerato tra i successori naturali di al-Baghdadi. Era lui forse – secondo gli esperti – l’unico soggetto che aveva le carte in regole da un punto di vista religioso, perché il capo dell’Is è anche il Califfo, l’“emiro dei fedeli”, pur se autoproclamato. E ora?