Roma, ritrovata una piccola Pompei durante i lavori della Metro C
Uno scenario pompeiano nel cuore di Roma. A riportarlo alla luce, ancora una volta i lavori per la realizzazione della linea C della metropolitana. Il ritrovamento è avvenuto grazie alla realizzazione del pozzo Q15 a largo Amba Aradam, un’opera per mettere in sicurezza le vicine mura Aureliane. Durante i lavori di scavo, a nove metri dal piano stradale, gli operai si sono trovati di fronte un solaio crollato a seguito di un incendio divampato nel corso della prima metà del III secolo d.C.. Le parti lignee del solaio, benché carbonizzate, erano perfettamente leggibili e consistenti. L’area dello scavo interessa le pendici meridionali del Celio, colle che in età imperiale vede sulla sua sommità lussuose abitazioni aristocratiche.
È una casa della Roma imperiale (III secolo d.C.)
I primi resti del solaio sono emersi il 23 maggio scorso. La situazione è apparsa complessa, per la presenza di materiali architettonici eterogenei, stratificati a causa del collasso dell’edificio e delle suppellettili contenute al suo interno. Negli strati più alti sono state rinvenute ampie porzioni di mosaico pavimentale in bianco e nero del piano superiore dell’edificio e frammenti di intonaco dipinto delle pareti e del soffitto. La peculiarità dei ritrovamenti è però dovuta alla causa del crollo, un incendio che ha creato le condizioni perché si conservassero gli elementi lignei della struttura dell’edificio e dei suoi arredi che, seppur carbonizzati, sono di estrema rarità per epoche così antiche. È stato infatti possibile identificare dei travetti di legno rettangolari, cui erano attaccate le canne che permettevano il fissaggio degli intonaci al solaio e alle pareti. Sono emerse anche parti riferibili alla struttura lignea portante del solaio, la cosiddetta contignatio descritta da Vitruvio, il più grande architetto di Roma antica: in particolare, una grossa trave, che conserva sia gli incassi per l’inserzione dei travicelli trasversali sia una grossa chiodatura in ferro.
La scoperta sotto le pendici del Celio
Durante lo scavo è emerso anche lo scheletro di un cane, accucciato davanti a una porta e, verosimilmente, rimasto intrappolato nell’edificio al momento dell’incendio. Che all’origine del violento incendio dell’edificio dell’antica Roma possa esserci stato un evento sismico è allo studio da parte dell’ìstituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Allo stato attuale di studio sull’interpretazione dell’edificio sono state avanzate diverse ipotesi. La più accreditata classificherebbe il ritrovamento come una porzione degli ambienti di rappresentanza dell’edificio militare, data la presenza di un sistema di riscaldamento (forse termale) e il pregio dei rivestimenti (mosaici pavimentali, affreschi, lastre marmoree su alcune pareti, di cui restano le grappe di sostegno). Un’altra ipotesi allo studio è che gli ambienti scoperti facciano parte di una delle domus aristocratiche del Celio, di cui sono stati rinvenuti resti non lontano, come la domus dei Valerii, che peraltro presenta modalità di crollo simili.