Non si rispettano né fanti né Santi: gli italiani non sanno neanche stare in Chiesa

21 Giu 2017 17:11 - di Giorgia Castelli

Italiani bocciati in buone maniere in Chiesa. Dall’ostia presa un po’ troppo sportivamente al volo, al momento della comunione, agli squilli ininterrotti di cellulare senza dimenticare gli immancabili selfie, sembra proprio che sobrietà e bon ton non siano più di moda in chiesa. Lo certifica monsignor Claudio Magnoli, nominato dal Papa consultore della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, curatore del Galateo in Chiesa (Ancora edizioni, 2012). «In effetti – dice monsignor Magnoli, che è anche docente di Liturgia presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale, responsabile Servizio per la Pastorale Liturgica dell’arcidiocesi di Milano, preside del Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra – c’è un aumento progressivo dell’indisciplina dei fedeli a Messa. Da una parte la smemoratezza, dall’altra gli smartphone di ultima generazione, la celebrazione è sempre più costellata da interruzioni».

Italiani maleducati in Chiesa

Dai selfie ai messaggini, agli squilli di telefono, lo smartphone fa la parte del leone nella hit parade delle indiscipline degli italiani in Chiesa. «Quel che è certo – osserva Magnoli, che sta pensando di riscrivere una versione aggiornata del Galateo – è che in Chiesa manca un deterrente. Tutti abbiamo in tasca i telefonini e per tanti diventa difficile dismetterlo, anche in un momento di grande raccoglimento». Nel centro storico di Napoli, nella chiesa di Santa Maria a Montesanto, qualche tempo fa il parroco ha preso di petto la situazione e ha montato un apparecchio che scherma la rete telefonica per evitare che squilli e trilli distraggano chi partecipa alla funzione. Un “vade retro” fai da te alla tecnologia nei momenti meno opportuni che magari potrebbe entrare in un nuovo Galateo. «Per non arrivare a mettere in chiesa caselle sorvegliate nelle quali riporre il telefonino  osserva l’autore del Galateo – basterebbe disattivare il telefono nel momento della messa. Si eviterebbe un disagio effettivo».

Gli italiani ignorano i gesti liturgici

La hit parade del mancato bon ton a Messa comprende anche la scarsa conoscenza dei gesti liturgici. «Una fascia sempre maggiore di fedeli – racconta il consultore per il Culto divino del Vaticano – non ha più un codice di comportamento a Messa». Per non soffermarsi sugli abiti succinti in estate che ancora portano diversi parroci ad esporre i cartelli con i divieti, “è proprio il ‘come stare in Chiesa’ e la postura – annota mons. Magnoli – che mancano all’appello, soprattutto nelle nuove generazioni. Per dire, i bambini, entrando in chiesa, si facevano il segno della croce quando si avvicinavano all’acquasantiera esprimendo la fede in Dio-Trinità. Oggi molto spesso non accade più. E dire che nelle moschee tutti conoscono e rispettano i comportamenti religiosi. Anche l’incertezza su quando inginocchiarsi, durante la funzione, è un sintomo di questo fenomeno». Contrario al bon ton in Chiesa è anche “il persistere di quell’idea sportiva che accompagna l’andare a fare la comunione: c’è chi la prende al volo quasi dovesse prendere una caramella – elenca mons. Claudio Magnoli – e chi dimentica la debita riverenza prima di ricevere l’ostia sulla mano». Per paradosso, a fronte di un’eccessiva disinvoltura, c’è chi sprofonda, quasi fantozzianamente, nell’adorazione davanti al prete. «Per carità – osserva mons. Magnoli – qui saremmo anche sulla buona strada e, se guidato, il fenomeno sarebbe anche una risorsa per salvaguardare ciò che si è perso».

 

 

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