Nigeriani e bengalesi in testa agli arrivi in Italia. Grazie al traffico di permessi falsi

14 Giu 2017 19:20 - di Redazione

Il business dei permessi falsi in Libia condiziona le rotte dell’immigrazione verso il nostro paese. Aumentano gli arrivi di migranti attraverso il Mediterraneo Centrale, ma mutano le rotte percorse da chi vuole raggiungere l’Europa e soprattutto la composizione per nazionalità del flusso verso l’Italia. Secondo il quarto rapporto sul quadro di partnership con i Paesi terzi diffuso oggi a Bruxelles, gli arrivi fino al 10 giugno ammontano a 61.285 persone, in aumento del 25% rispetto allo stesso periodo del 2016. E il Mediterraneo continua a esigere un pesante tributo in vite umane: per la fine di maggio l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha registrato 1.562 morti in mare quest’anno. Ora bisognerà vedere che cosa succederà nella seconda parte dell’anno, che allo stato non è prevedibile.

Tuttavia, dietro i numeri, c’è una situazione internazionale in rapida evoluzione, a sud del Mediterraneo. Negli arrivi in Italia sono cambiate, e di molto, le nazionalità: anche se i nigeriani restano la prima (8.836 arrivati in Italia da inizio anno), i bengalesi (o bangladesi) sono diventati il secondo Paese di origine, 7.072, mentre erano la nona nazionalità nel 2015 (8mila in tutto l’anno); la terza è la Guinea. Si registra insomma un cambiamento significativo, con un aumento relativo degli asiatici rispetto agli africani, legato principalmente, a quanto si apprende, all’attività di agenzie per l’occupazione in Bangladesh, che vendono falsi permessi per andare in Libia. Libia che viene raggiunta non attraverso il Sahara, in questo caso, ma da Dacca per via aerea a Tripoli, facendo scalo nei Paesi del Golfo o a Istanbul. Dalla Libia, poi, i bangladesi, o bengalesi, si imbarcano alla volta dell’Italia. 

Le rotte migratorie mutano spesso e a volte sono creative: è successo, per esempio, che dei siriani siano arrivati a Lisbona dalla Siria, ma passando per l’Angola, nell’Africa australe, che, in quanto ex colonia, ha rapporti privilegiati con il Portogallo. Erano diretti in Germania, ma sono stati fermati nella capitale lusitana e hanno chiesto asilo lì, causando un picco nei dati relativi ai siriani in Portogallo. Oppure c’era la famosa rotta artica, con il passaggio dalla Russia alla Norvegia, frontiera che non può essere attraversata a piedi, e che quindi veniva valicata dai migranti in bicicletta; quando la Norvegia l’ha chiusa, è passata in Finlandia, dove il governo ha poi fatto un accordo con la Russia per chiudere i due valichi di frontiera lapponi. L’Ue, comunque, ha effettuato una missione in Bangladesh per cercare di arginare il fenomeno degli arrivi in Libia (e da qui in Italia). Gli eritrei, che erano la seconda nazionalità l’anno scorso, con 20mila arrivi, quest’anno sono 2.300 e sono la nona nazionalità.

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