Gasparri le canta alla Raggi: letteralmente. Ecco il coro intonato in Campidoglio (VIDEO)

23 Giu 2017 10:32 - di Bianca Conte

 

Era cominciata con un’esortazione a lasciare il Campidoglio, la divertente invettiva del senatore Maurizio Gasparri contro la sindaca Raggi, più che mai nelle peste e con un bilancio di fine primo anno di mandato a dir poco disastroso. Come non condividere, allora, l’incursione satirica dell’esponente forzista che, proprio in Campidoglio, ha trasformato la ballata di Angelo Branduardi, Alla fiera dell’Est, nella rivisitazione ironica di “Alla fiera della Raggi”? E magari si trattasse davvero solo di una fiera…

Il coro di Gasparri intonato contro Virginia Raggi

Che c’entra, insomma, la politica, e la politica romana in particolare, con Branduardi e la sua Fiera dell’Est? Ebbene, da ieri un legame c’è, e precisamente da quando una pattuglia di Forza Italia, capitanata da Maurizio Gasparri, ha intonato una parafrasi della canzone più nota di quel cantautore, davanti al Campidoglio. E così la metafora della giustizia darwiniana, che vede sempre soccombere il più prepotente di fronte ad un altro più prepotente e, soprattutto, più forte, è stata utilizzata in chiave di polemica politica contro un’amministrazione indifendibile e attaccabile fin dai suoi fallimenti nei compiti elementari.

L’invettiva satirica che intona note di polemica politica

Che Roma, già caput mundi, sia oggi la capitale della monnezza, non solo, ma addirittura simbolo del ritorno alla natura selvaggia, tanto nella sua flora che nella sua fauna, è a tutti noto. Che la giunta Raggi sia stata fino ad oggi inerte e incapace, lo hanno detto e commentato non solo i cittadini romani, ma anche le principali testate del pianeta. Qualcuno ha trovato inappropriata l’iniziativa di Gasparri, adducendo motivazioni di decoro istituzionale: non è bello, hanno detto, che un deputato della Repubblica si esibisca in veste di direttore di un coro satirico, per di più di fronte a un luogo sacro alla memoria e alla storia millenaria di Roma. Non siamo d’accordo: se in guerra e in amore tutto è permesso, altrettanto si deve dire per la politica, ed è addirittura un bene se, in luogo delle paludate armi dialettiche – per non dire di quelle autentiche in uso ancor oggi presso democrazie sedicenti tali e regimi liberticidi – per una volta vengano usati gli strumenti dell’ironia e della satira. A meno di volersi riconoscere nel cinghiale che mangia il serpente, che mangia il gatto, che mangia il topo….

 

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