Marco Prato aveva già tentato tre volte il suicidio. Stanotte si è ucciso così
Aveva tentato di togliersi la vita almeno altre tre volte Marco Prato, morto suicida la scorsa notte nel carcere di Velletri. Il primo tentativo risale al 2011 quando tornò da Parigi in Italia in concomitanza con la fine di una relazione. Un episodio simile si verificò qualche mese dopo, una volta rientrato a Roma. Il terzo tentativo venne messo in atto a marzo 2016 qualche ora dopo l’omicidio di Luca Varani in un albergo nella zona di piazza Bologna. Stanotte il ragazzo, accusato di essere l’assassino di Luca Varani, è riuscito a uccidersi nella sua cella stringendosi un sacchetto della spazzatura nella testa e inalando il gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande, come hanno spiegato Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, e Maurizio Somma, segretario nazionale Sappe per il Lazio. «Il fatto che sia morto proprio inalando il gas dalla bomboletta che tutti i reclusi legittimamente detengono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande, come prevede il regolamento penitenziario – aggiungono -, deve fare seriamente riflettere sulle modalità di utilizzo e di possesso di questi oggetti nelle celle”.