Il cugino di Gheddafi: “Chi complotta contro la Libia ha i giorni contati”

13 Giu 2017 16:34 - di Redazione

“Tutti coloro che vogliono fermare il cammino di pace per perpetuare questa fase buia della storia della Patria hanno i giorni contati”. E’ così che Ahmed Gheddaf al-Dam, ex coordinatore delle relazioni libico-egiziane e cugino dell’ex leader libico Muammar al-Gheddafi, si rivolge agli autori del “complotto” contro la Libia, plaudendo in un’intervista alla notizia della liberazione del figlio dell’ex colonnello, Sayf al-Islam al-Gheddafi. “In questi giorni benedetti abbiamo ricevuto una serie di notizie positive, prima da parte della nostra popolazione a Zintan, poi riguardo una serie di rilasci di prigionieri a Tripoli e Misurata”, afferma Gheddaf al-Dam, con riferimento all’annuncio dato dalla brigata Abu Bakr al-Siddiq di Zintan della liberazione di Sayf al-Islam “sulla base di un’amnistia generale emessa dal parlamento libico”. “Stavamo per perdere la nostra patria a causa di un complotto che ora non è più un mistero per nessuno”, aggiunge ancora Gheddaf al-Dam, per il quale “è stata finalmente svelata la verità sulle forze colonialiste, le loro colpe e le marionette che si muovono attorno alla loro orbita”. Nell’eventualità di un ritorno della famiglia Gheddafi al potere in Libia, Gheddaf al-Dam, che attualmente vive al Cairo, assicura che “non sarà dimenticato chi ha prodigato uno sforzo per la Patria”, promettendo che “ogni passo positivo sarà ricambiato con qualcosa di ancor meglio”. Come si è detto, Saif al-Islam Gheddafi, secondogenito del leader libico, è stato liberato e si troverebbe ora nella zona di Tobruk, secondo quanto riferito alla Bbc. La scarcerazione, grazie a un’amnistia approvata dal Parlamento di Tobruk, è stata confermata dal suo avvocato, Khaled al-Zaidi, che però non ha rivelato il luogo in cui si troverebbe Gheddafi. Saif Gheddafi era stato condannato a morte da un tribunale di Tripoli nel 2015. Su di lui pende anche un mandato di cattura internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale per presunti crimini contro l’umanità commessi durante la rivolta del 2011.

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