Trump cancella lo storico divieto alle Chiese di occuparsi di politica
Donald Trump apre le porte della politica a chiese e organizzazioni religiose, alle quali finora veniva vietato di sostenere candidati politici per non perdere l’esenzione fiscale. Il presidente americano ha anche deciso di non adottare la controversa misura richiesta dai conservatori più radicali che avrebbe permesso di negare servizi e non assumere gay appellandosi alla libertà religiosa. Il testo dell’ordine esecutivo che Trump firmerà, in occasione del National Day of Prayer, appare infatti molto emendato rispetto alla bozza che era circolata a febbraio e che aveva allarmato associazioni per i diritti civili e per i diritti della comunità Lgbt che avevano minacciato ogni tipo di ricorso legale. Il testo, arrivato nei mesi scorsi alla stampa americana, addirittura permetteva a società che hanno appalti federali di discriminare anche le madri single appellandosi alla loro fede, senza rischiare di perdere gli appalti. Ora invece nel testo che firmerà Trump c’è solo una generica affermazione che «la politica dell’amministrazione è tesa a proteggere e promuovere in modo vigoroso la libertà religiosa».
Trump apre le porte della politica alle Chiese
Il presidente americano, dunque, tiene fede all’impegno elettorale di «distruggere totalmente» il cosidetto emendamento Johnson, che da 60 anni vieta alle chiese e alle altre organizzazioni che non pagano le tasse di sostenere candidati politici. Per abolire completamente la misura, che è inserita nel codice tributario, sarebbe necessario l’intervento del Congresso, ma Trump ha preferito la via di una direttiva all’Irs che in realtà raramente in questi anni ha applicato l’emendamento che dovrebbe togliere le esenzioni fiscali alle chiese che promuovono candidati politici. Le chiese evangeliche però da tempo affermano che la misura è usata in modo discriminatorio contro di loro per impedire ai loro leader di esercitare il loro diritto alla libertà di opinione in chiesa.