Tanti musicisti in povertà: la Siae cancella l’assegno per la loro vecchiaia
Con la loro musica hanno allietato le nostre giornate nei decenni passati. Sono diventati anche famosi. Ora però che sono anziani, molti di loro se la passano male, perché non possono usufruire di una vera e propria pensione. Ad aggravare la loro condizione ci si è messa anche la Siae, che da un giorno all’altro ha tagliato l’assegno mensile di cui i musicisti anziani usufruivano da decenni. Proveniva da un deposito costituito presso la stessa Siae nel 1949: 4 per cento sui guadagni di ciascun autore più un 2 per cento da parte degli editori. Non era una gran cifra, 615 euro al mese per tutti i beneficiari, ma per molti era un aiuto non da poco. C’era chi lo utilizzava per pagarsi la badante o magari per sostenere la retta della casa di riposo.
Niente da fare, i tagliatori di teste (e di assegni) che ormai la fanno da padroni in tanti istituti tipo la Siae hanno deciso, all’unico, evidente scopo di fare cassa (infischiandosene della disperazione che possono provocare) che quell’assegno andava revocato perché non di vera e propria pensione si trattava.
A essere in grave difficoltà sono personaggi famosi come il chitarrista Franco Cerri o il cantautore napoletano Peppino Gagliardi, nomi che magari non dicono nulla ai giovani di oggi, ma che hanno contribuito a scrivere la storia della musica e dello spettacolo dell’Italia.
Sulla loro sorte deciderà ora il Consiglio di Stato. Siamo tutti con loro, pensando anche, con rammarico, a che cosa è diventata oggi l’Italia, un Paese dominato ovunque dai “sacerdoti” dell’austerità. E dai produttori, non di ricchezza, ma di povertà.