Su Wapp una “catena” di chat contro il Blue Whale: #fermiamolabalena
Sono già 250 le segnalazioni e gli interventi raccolti in pochi giorni dalla chat #fermiamolabalena, nata dalla collaborazione tra la Casa pediatrica dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, l’Osservatorio nazionale adolescenza e l’associazione Pepita Onlus. Il punto sulla diffusione del “gioco del suicidio”, il cosiddetto Blue Whale, è stato fatto oggi al Fatebenefratelli, in occasione dell’accordo contro il cyberbullismo siglato tra la Casa pediatrica, il Comando provinciale dell’Arma dei carabinieri e l’Ufficio scolastico provinciale. #fermiamolabalena e #adessoparloio sono gli hashtag lanciati dalla campagna di sensibilizzazione. Per difendersi dalla trappola della balena felice, famiglie e ragazzi possono ricevere un aiuto concreto e qualificato via chat, su WhatsApp al numero 3482574166.
Per fermare il Blue Whale serve l’aiuto di tutti
Ivano Zoppi, presidente di Pepita Onlus, si rivolge anche ai media invitando a trattare con cautela e responsabilità il nuovo fenomeno: “E’ importante informare – premette – ma certe notizie hanno contribuito a diffondere un allarme che ha già prodotto 250 interventi e segnalazioni alla chat #fermiamolabalena attivata in questi giorni. La corretta informazione sul caso Blue Whale non deve diventare mania”, ammonisce Zoppi. Perché il sospetto è che “forse qualche ragazzo, come si legge nei recenti casi di cronaca, ha comunicato a intraprendere questo gioco proprio perché incuriosito, e quindi più per emulazione che per reale disagio”. “Dalla legge nazionale Ferrara, da poco approvata, alla legge regionale della Lombardia sul bullismo e il cyberbullismo: noi siamo pronti con la nostra esperienza, con la nostra squadra e con la nostra rete”, assicura Luca Bernardo, direttore della Casa pediatrica del Fatebenefratelli, illustrando il senso della collaborazione fra camici, divise e scuola per promuovere un uso corretto di Internet fra i più giovani”. Intercettare il disagio prima che si trasformi in reato: questa la sfida che coinvolge genitori, insegnanti, educatori, volontari, medici e forze dell’Ordine.